L'anno scorso mi sono letteralmente preso una sbandata per 'Wonderland', il secondo LP di questi ragazzi di Boston, Massachusetts, tanto che alla fine lo avevo considerato come il disco più interessante dell'anno per quello che riguarda la relativamente nuova ondata neo-psichedelica 'minore' comprendente formazioni come Black Market Karma, Rancho Relaxo, The Orange Revival, The Third Sound, se vogliamo anche la nuova 'musa' di Anton Newcombe, la giovane e bellissima Tess Parks.

Tra tutti questi gruppi che del resto vantano nella loro interezza il mio apprezzamento, questi Magic Shoppe mi avevano convinto più di tutti quanti perché riescono a combinare questa nuova estetica con un suono delle chitarre effettivamente avvolgente e carico di energie e che, a parte gli inevitabili rimandi ai primi Brian Jonestown Massacre, ricorda un sacco quello dei Warlocks di Bobby Hecksher. Il suono di conseguenza oltre che essere bello carico di riverberi e eco e orientato verso sonorità garage, si rivelava essere in qualche maniera minimale e badava direttamente al sodo, senza perdersi nella ricerca di particolari soluzioni che evidentemente non fanno parte del dna di questa band.

Adesso a distanza di un anno diciamo che, come dire, i Magic Shoppe battono giustamente il ferro finché è caldo e pubblicano un EP di inediti intitolato 'High Goodbye' e contenente quattro tracce. Uscito lo scorso giugno, il dischetto è stato definito dalla stessa band come un disco di 'hypnotic reverb rock'.

Nella sostanza i contenuti sono gli stessi del primo LP anche se secondo me qui la band spara ancora più in alto non per quello che riguarda arracampicarsi (eventualmente) inutilmente sugli specchi ma miratamente per quello che riguarda la potenza del suono. 'High Goodbye', la title-track, mostra da subito ancora quella devozione già richiamata per i Warlocks, ma il sound è più carico e ci sono chiaramente più chitarre e sovraincisioni rispetto al passato, oltre l'introduzione di un certo sciamanesimo e una certa componente dronica ('Lost In Space') che oramai a partire dai dischi della Fuzz Club Records è diventata diciamo ricorrente nel genere. Se da una parte vengono meno certi riferimenti e la solita devozione alla psichedelia anni sessanta e a sonorità più beat, resta tuttavia immacolata l'attitudine garage e rock and roll della band ('Her Ritual', 'My Mind's Eye'), un territorio dove oramai la band si muove con decisione e letteralmente a occhi chiusi. In definitiva: una breve ma intensa scarica di energia e di vibrazioni psichedeliche.

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