Pazza pazza pazza New York!

Dopo anni di connubi tra pop art e proto-punk di new wave di controcultura africana (siano le Pantere Nere o i Public Enemy non importa) cosa possiamo aspettarci? Ma certo un ebreo ortodosso che fa un raggamuffin molto più sincero di tanti giamaicani e soprattutto lo fa con alle spalle una band vera e fiammante non solo bassi e basi! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?!

Vabbè, reazioni sarcastiche a parte, questo è veramente uno dei dischi più improbabili che possiate sentire non solo in questo nostro 2006. Non so, immaginate un Woody Allen in vena religiosa che alla sua solita logorrea sostituisce uno sproloquio non troppo nero ma neppure fuori luogo su una musica suonata live da una band bollente come i Peppers più funky e gagliardi o i Roots più sudati!
Da perderci la testa, da innamorarsi come non succedeva da tempo per una band newyorkese (non parliamo neppure delle ultime, a volte carine sempre inutili, ondate di revival rock che proprio dalla Grande Mela sono partite)...

Matisyahu ha un approccio alle rime degno del fervore mistico del padre del reggae, mediato e ammodernato con un pizzico di human beatboxing. I due singoli King without a crown e Youth sono interessantissime miscele di rock e musica isolana. Il primo suona ballerino e suadente come un garage dei sixties spruzzato di tanto tanto reggae bello solare, il secondo è una delle vette dell'album: che classe mischiare tanto argutamente ed in maniera perfetta la miglior dub-poetry (siamo dalle parti di Linton Kwesi Johnson) ed i System Of A down più mainstream e lirici (tipo Aerials). Ma Matisyahu e i suoi Roots Tonic non sfigurano neppure lasciandosi andare a dilatazioni psichedeliche momenti prepotentemente dub o più lascivi verso il soul, per non parlare di quando la band si lascia andare in suggestive cavalcate ricche di climax.

L'unico appunto possibile riguarda l'uso della voce, che per quanto atipica rispetto agli standard del raggamuffin, ancora manca di personalità soprattutto nei pezzi lenti come What I'm fighting for, commosso omaggio (purtroppo poco incisivo) alla Redemption song di marleyana memoria. Comunque 'Youth' è un disco stupefacente, a cui è difficile muovere troppe critiche.

Un gran disco che, pur restando legato a più tradizioni, suona davvero originale e, di questi tempi, è già tantissimo.

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