Salve a tutti. Come prima recensione recensirò un disco dei Megadeth: "Rust In Peace".

Premetto che questo è il mio disco preferito in assoluto, ma cercherò di essere comunque il più oggettivo possibile. Cominciamo con il riassumere la situazione al tempo dei Megadeth. L'ultimo disco, So Far... So Good... So What?, era un disco un po' sottotono, in cui solo un paio di tracce spiccavano all'interno dell'album. Il leader Mustaine decide quindi di dare una rinfrescata alla formazione del gruppo, "licenziando" Jeff Young e Chuck Behler, rispettivamente alla chitarra solista e alla batteria, cominciando le ricerche per i rimpiazzi. Entrano così nel gruppo Marty Friedman, chitarrista reduce da progetti minori, e Nick Menza, batterista molto versatile di formazione Jazz. Con David Ellefson al basso (storico braccio destro di Mustaine), comincia la registrazione del disco.

Quest'ultimo si compone di 9 tracce, e tutte si combinano al meglio. Holy Wars, la prima traccia, è una protesta contro la guerra del golfo scatenata da George W. Bush, considerata un inutile spargimento di sangue. Riff mastodontici e graffianti, che culminano con un assolo finale di Mustaine. Si continua con Hangar 18 dove le chitarre (soprattutto Marty Friedman) danno il meglio di loro. Dopo una breve introduzione cantata, la traccia prosegue con degli assoli molto tecnici: una specie di "dialogo" tra i due chitarristi. L'album continua con Take No Prisoners e Five Magic. La prima parla di, la seconda invece di occultismo e esoterismo. Il tema di Poison Was The Cure è la dipendenza dalle droghe, e anche qui un riff folle (sul quale Mustaine riesce a cantare senza difficoltà) introduce l'assolo finale di Marty Friedman. Credo che Marty sia proprio l'elemento vincente di questo disco: i suoi esorbitanti assoli nelle successive Lucretia e Tornado of Souls sono la prova della sua tecnica compositiva impeccabile e della sua versatilità. Dawn Patrol e l'ultima traccia, Rust in Peace... Polaris, hanno lo stesso tema. Il pericolo di una guerra nucleare, i danni che potrebbero scaturirne e le sue conseguenze.

Che dire, un capolavoro. I tecnicismi di quest'album, le parti ritmiche complesse, i suoi assoli perfetti, melodici ma aggressivi allo stesso tempo, e i suoi testi socialmente impegnati fanno di questo disco un pilastro del Thrash. Anche la voce di Mustaine, da alcuni criticata, mi sembra molto adatta al genere. La perfezione non esiste, ma sono tentato di attribuirlo a questo disco, anche perché successivamente lo rimpiangeremo molto ascoltando i nuovi lavori del quartetto di Mustaine.

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