Quest'album si potrebbe descrivere in poche parole: il miglior album del Re del Pop. Questo basta. Basterebbe. Basterebbe se questa non fosse una recensione di DeBaser. Invece lo è, quindi meglio rimboccarsi le maniche e iniziare a scrivere.

"Dangerous" è un album piuttosto lungo (14 brani) con un'altissima densità di brani capolavoro, contornati da altri pezzi che si coordinano perfettamente l'uno con l'altro.

Si comincia con la scatenata e brillante "Jam", pezzo molto ballabile, forse un po' troppo elettronico ma ugualmente apprezzabile dall'orecchio, con un'interessante intersezione di rap. Il testo si rivela decisamente profondo, molto più del ritmo stesso della canzone.

"Why You Wanna Trip On Me" è un pezzo i contorno, ma dimostra sicuramente gran classe, con i soliti tocchi di R&B e forse anche un po' di rock. La voce di Michael è bellissima, particolarissima, tipica del suo nuovo sound. E pure qui un bel testo, in cui Michael non fa che dire "nel mondo ci sono molti problemi gravissimi, perchè voi volete interessarvi di me?".

"In The Closet" è la prima vera gemma del disco, melodia sensuale e misteriosa, un ritmo e una musica fantastica, anche qui la voce di Michael usata in quel modo splendido e una giovanissima, esordiente Naomi Campbell a mettere la ciliegina sulla torta.

"She Driver Me Wild" non sarà tra le migliori canzoni di Michele, ma certamente qui fa quello che gli piace, senza badare a quello che piace alla gente. Qui si sbizzarrisce con la black music, in un brano che ha come unica nota stonata un effetto sonoro di sottofondo decisamente fastidioso.

"Remember The Time" è a mio avviso una canzone un po' sopravvalutata, anche se bisogna ammettere che pure qui Michael tira fuori ancora una volta le sue origini per un pezzo che esaudisce, ma senza esagerare assolutamente.

"Can't Let Her Get Away" è apparentemente molto simile a "She Driver Me Wild": anche qui Michael trova un buon pezzo che però non entrerà mai tra i suoi capolavori.

Giungiamo alla seconda parte dell'album, l'introduzione è ufficialmente finita, si entra nel vivo, la splendida musica di Michael ci pervade fino al midollo. E qui viene fuori un'altra gemma: si tratta di "Heal The World", chi non conosce il ritornello, la musica non sarà un granchè, ma quando termina l'introduzione incisa dalla tenera voce di un bambino, e Michael inizia a cantare con dolcezza impressionante, iniziamo tutti a pensare di voler fare qualcosa di più per "fare del mondo un posto migliore". In una sola parola TENEREZZA.

Termina la dolce "Heal The World" e si comincia con un altro capolavoro della carriera di Jackson: "Black Or White", orecchiabile fin dall'inizio, chi non potrebbe apprezzare la chitarra che attacca e quel frullato di generi che risulta comunque gradevole, e a questo si devono grandi meriti, perché c'era il rischio di pasticciare troppo e incasinare il brano.

E dopo questi due successoni si arriva al CAPOLAVORO di Michael Jackson: "Who Is It", a questo pezzo voglio dedicare qualche riga in più. L'intro con i cori misteriosi e sensuali è solo un preludio a quello che viene dopo: la base ritmica ti intrappola dopo un paio di secondi, la melodia è misteriosa e su tonalità quasi disumane, il ritornello è incredibilmente bello e la base musicale è semplicemente fantastica per quanto armoniosa. Il testo parla di un uomo distrutto da un'improvvisa separazione il che rende la canzone ancor più bella e misteriosa.

E dopo questo stupendo brano, si passa a tutt'altro genere: il rock di "Give In To Me", canzone stupenda. Rock puro, senza però rinunciare a una tonalità tipicamente "black" e a delle note di grande carattere e forza, il ritornello è incredibilmente rabbioso, qui Michael sfoga tutti i suoi sentimenti più intimi con grande carattere. Anche l'arrangiamento e la base musicale sono molto belli.

Si arriva a "Will You Be There". La prima volta che ho ascoltato questa canzone mi sono messo a canticchiarla dopo la prima strofa. È il bel gospel nero che piace a Michael e ai fan, con un finale in cui Jackson tira fuori tutto ma proprio TUTTO il suo repertorio (e vi assicuro che non è poco) alternandosi al coro con acuti di potenza impressionante. Apprezzabile l'intro di Beethoven.

Quindi "Keep The Faith", bel frullato anche in questo caso, l'inizio è dolcissimo, con strumenti naturali che accompagnano la voce di Michael, che in seguito si scatena e parte in un ritornello di buon carattere.

Credo di aver ascoltato raramente un pezzo più dolce e armonioso di "Gone Too Soon". Potrebbe essere una dolcissima ninna nanna, davvero incredibile come il Re del Pop sia in grado di modificare la sua splendida voce.

Il finale con la misteriosa title track "Dangerous", ottimo pezzo, forse un tantino sottovalutato ma a pensarci bene non vi si trova una sola macchia, è tutto messo insieme alla grande, la voce di Michael che parla di questa ragazza "pericolosa" è davvero stupenda.

In poche parole un album mitico, di cui non si butta via niente, ma proprio niente, il migliore di Michael Jackson. E questo dovrebbe bastare.

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