Gli Underground Life dei fratelli Giancarlo ed Enzo Onorato hanno rappresentato, insieme ai Litfiba, Diaframma i nomi di punta della scena new - wave italiana dei primi anni '80. Mentre la formazione capeggiata dal duo Renzulli-Pelù incarnava l'anima mediterranea del movimento e quella di Fiumani l'anima più dark, i nostri si caratterizzavano per un'indole romantica e decadente.

"Filosofia dell'aria" viene dato alle stampe nel 1987 e prende il nome dall'omonimo romanzo di Giancarlo Onorato. E' prodotto dall'esperto Alberto Radius.

L'apertura del disco è spiazzante. "Uccidiamo il lavoro di massa" rapisce col suo ritmo incastrato tra fiati e scintillii di chitarra su cui poggia un testo "impegnato". Un autentico inno.

"Belfagor" è una dedica all'omonimo fantasma del noto sceneggiato francese degli anni '60; la fisarmonica tratteggia uno scenario a tinta mediterranea, il basso sostiene perfettamente l'andatura della batteria, la chitarra dipinge i particolari (Forse domani le strade/somiglieranno alle strade del Louvre/le nostre mani saranno/glassate di bianco come in un film). Degna di nota la coda finale del pezzo, dove la fisarmonica si congiunge con gli archi cosi come la fantasia con la realtà. Ed il risultato è ad alto tasso emotivo.

Un serrato giro di chitarra, un basso che risuona cupo, una batteria che attende il suo turno, la voce canta con enfasi un'ode alla donna, ad una donna romantica (steso sopra l'erba/nell''umore che mi prende/forse siamo bolidi/in caduta eterna e fonda), sensuale (scioglimi il dilemma/della vita oltre la sensualità), perversa (stesa sul divano/il tuo cuore che si perde): "Lady Von S. Masoch" in altre parole. La chitarra sfuma in efficaci rasoiate per poi lasciare spazio a un sognante riff, le tastiere disegnano splendide architetture, un robusto assolo di chitarra chiude questo memorabile brano.

"Il battito" e "L'iperbole notturna/Architettura sospesa" rappresentano gli episodi più originali dell'Lp; il primo è lento, gelido, costruito attorno alle tastiere e a soffusi arpeggi di chitarra (saranno forse/satelliti/i nostri sensi/che roteano), il secondo è introdotto un uno spoken-words ("L'iperbole notturna") interpretato da Cinzia Canesi, la seconda parte (dedicata al regista Andrej Tarkovskij) è caratterizzata da un sostenuto ritmo di batteria, Giancarlo Onorato ci regala un'interessante parte di armonica a bocca.

"Albe atomiche" è sognante e spensierata (esplodimi/in mano e azzurrati/rimandami/un solo alone bianco), "In inverno" le emozioni sono opposte: c'è freddo, atmosfere di metallo (non nei suoni) ricreate fedelemente dagli archi (inverno/persi gli occhi/su costruzione/su spiaggie buie/e sopraelevate di ferro).

Le parole di questa recensione possono arrivare, a chi la legge, fino a questo punto.

Rimane l'ascolto, che consiglio vivamente. E non solo agli appassionati.

Per chi volesse approfondire: Filosofia dell'aria

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