'Passionale'

è senza dubbio il vocabolo che meglio identifica la mia esperienza con questo lavoro dei Mistonocivo: con impazienza ho atteso la sua uscita, con soddisfazione l'ho portato a casa, con speranza l'ho inserito per la prima volta nel lettore, con sospetto e confusione ho affrontato i primi ascolti e con meraviglia, dedicandogli maggior tempo e attenzione ne ho apprezzato la profondità, la poliedricità e la bellezza.

Sono ancora il gruppo che conoscevo? Sì. E no, perché questo disco è molto meno immediato di Virus, nel quale i profumi del nuovo lavoro si libravano nell'aria appena in 'Shvrentz', delle canzoni orecchiabilissime del primo album è rimasto qualcosa che, ad eccezione della dolcissima ballata 'In Una Foto' in collaborazione con L'Aura, è servito solo come base di partenza: in tutto l'album si percepisce l'enorme energia impiegata per la definizione di strutture davvero interessanti (su tutte 'Favola' con un incedere teutonico che sfocia in un intermezzo alla Deftones per poi proseguire in un finale rumoristico; anche 'Circling' si rivela interessante), arrangiamenti davvero ben orchestrati (in '7' la parte vocale del ritornello viene doppiata dal basso in un lamento melodico che non si può che chiamare idilliaco, ma è solo UN esempio) e suoni incredibili e perfetti (T-U-T-T-E).

Cristiano Cortellazzo spesso, oltre a costruire liriche davvero originali come già ci aveva abituato, crea degli unicum emozionalmente grandiosi 'vocabolo-melodia-timbro' dimostrandosi anche valente interprete dei suoi componimenti e dello spirito del gruppo e della canzone; la batteria, oltre ad un suono all'altezza e forse superiore a quanto si realizza in ambito internazionale, transita con naturalezza e credibilità estreme tra il rock pesante e la drum-n-bass (!!!); la chitarra fa sentire più di tutti la produzione di Terry Date (Deftones), piazzando arpeggini ben conditi da effetti mentre si prepara agli accordoni ricchi di bassi dei ritornelli; e proprio il basso è forse lo strumento che stupisce di più per le sue parti molto originali, fatte spesso di accordi e arpeggi (!) saltuariamente effettati in modo sapiente; le tastiere sono quello su cui mi dilungherò meno, visto che si conferma quanto ho già scritto nella recensione di Virus: riempiono il tutto con suoni, tappeti e rumori strani, a volte prepotenti, a volte quasi impercettibili ma che rendono inconfondibili i pezzi Made in Vicenza.

Ogni strumento supera i luoghi comuni e in ogni modo si mette al servizio della canzone con ogni mezzo possibile, ed ogni riff di basso, effetto di chitarra, motivo di pianoforte, suono elettronico o pattern di batteria trova il suo posto, semplice o complicato che sia, dando luogo ad un quadro acustico estremamente equilibrato, ricco di dinamica, delicatamente onirico anche negli sfoghi più aggressivi, insomma bello. Davvero bello.

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