1975. Nel bel mezzo dei 70' ormai la musica vera era morta, o comunque era in terapia intensiva prima dell'urlo finale del Punk. E' un periodo un po strano, come di transizione, troppo tardi per quelle psichedelie che soltanto qualche anno abbondavano come conigli, e troppo presto per quella rabbia e quello spirito nichilista Punk. Un periodo di mezzo in cui tante band provarono a dire la loro.
Michael Rother e Klaus Dinger dopo le rispettive pause con Harmonia e La Dusseldorf, decisero di dare un seguito al loro Neu!2. Stavolta i fondi c'erano eccome, ma sorpresa il nome dell'album non fu Neu!3.
Questo infatti sembra proprio un vero e proprio saggio artistico, di quelli di classe, come un sodalizio da separati in casa. Infatti, soprattutto dopo le esperienze con altre band, troppe erano le divergenze che si erano andate a creare tra i due. Quale decisione più democratica di dividere i sei brani in tre per ciascuno. E se non fu proprio così, ascoltandolo è proprio questa l'impressione che si ha. Come se la prima parte fosse un po un ricordo, con un lato melanconico da addio quasi, che si rifà un po a quella musica tra l'Ambient e lo Space Rock più concreto, con tratti di piano e synth. E Rother ci regala atmosfere sognanti; mentre la seconda parte è dura, incredibilmente dura. E' Punk. E' Punk nella musica, nell'atteggiamento, in tutto. E' Punk due anni prima del Punk. E Dinger è Rotten due anni prima di Rotten.
Prima Parte. (Isi - Seeland - Leb Wohl)
Quattro tocchi di piano ci introducono all'interno di questo terzo capitolo dei Neu!, rimaniamo un po sbaloriditi dato il precedente lavoro, ma manco il tempo di guardarci intorno e il piano si mette in secondo piano al motorik di Dinger più coinvolgente che mai, mentre degli echi di synth contribuiscono a creare quell'atmosfera stupenda, un po inedita per il duo tedesco. E' "Isi". Qui si notano l'influenza che hanno avuto i progetti solisti sui due. Si prosegue con il procedere mediativo e riflessivo tipico di Rother. E' "Seeland" ed è una cura defaticante per i nostri sensi presi d'assalto dai due lavori precedenti: un andazzo sempre costante a crescere e poi svanire ciclicamente, senza tanti cambiamenti nelle varie progressioni. Tipicamente Neu!. E poi all'improvviso sul finire della traccia, uno scroscio di pioggia ci anticipa il pezzo successivo. Il mare apre "Leb Wohl" infinita proprio come un oceano nei suoi suoni impercettibili tra le onde, come una commistione perfetta tra musica e ambiente, con un ticchettio timido da sottofondo, quasi come se non volesse rovinare l'atmosfera. Un atmosfera sognante, triste che rilassa e invita a distendere i sensi e lasciarsi cullare. Il locus amenus dove ognuno può rifugiarsi dopo una brutta giornata. Ogni tanto delle parole irrompono, parole singole non frasi, seguite da quell'eco tipico degli spazi aperti, ben descritti da Eno. E' un mantra di nove minuti, sempre più astratti, sempre più magnifici, è un addio con le lacrime agli occhi che il mare accuratamente accoglie quando esse fanno capolinea sul nostro viso. E con questo saluto finisce anche la prima parte dell'album, quella più riflessiva e intimista, in un climax di intensità e emotività, ma anche di lunghezze dei brani e per semplicità.
Secona Parte. (Hero - E-Musik - After Eight)
Non si ha neanche il tempo di riposare il fazzoletto bagnato dall acommozione per Leb Wohl, che "Hero" irrompe, aggressiva, Punk. Un Punk ricco e sofisticato, non grezzo. Dinger urla, non sussurra più. Rotten credo abbia sentito parecchie volte questo pezzo per due anni, mentre Bowie si è limitato a fare il plurale, sempre due anni dopo. La canzone sembra non finire più, sempre più degenerata e urlata, ma poi nel nulla si dissolve tutto da dove era venuto. E passiamo allora al brano successivo. "E-Musik" un ritmo veloce di Dinger con effetti di dissolvenza tipici dei Neu!, sembra già una versione un pò più di classe dell'aggresivo brano precedente. C'è un ritmo instancabile e un tema monotono (nel senso buono del termine) che si ripete fino all'esaurimento nervoso. Poi anche qui qualcosa sembra andare storto e a due minuti dalla fine il ritmo si interrompe e lascia spazio al silenzio prima e a quello che credo siano i nastri di Seeland manipolati. E poi come dal nulla, dallo stesso nulla da cui è sbucata Hero, sbuca ora il fratello, "After Eight". Il discorso non cambia, il ritmo neanche, sembra quasi il reprise di "Hero" più distorto o cosa. la distorsione aumenta, la rabbia arriva al suo sfogo, e i Neu! all'ultimo vero album.
Analizzando il disco nel suo intero potremo dargli solo un aggettivo solo: classico.
Perchè quest' album è troppo frammentario rispetto al primo, e troppo tra-le-righe rispetto al secondo, ma è ugualmente un capolavoro, il canto del cigno dei Neu! che con questo chiusero la trilogia che diede una nuova vita al Rock. Anzi no alla Musica. Quella stessa musica che a metà dei 70' aveva smarrito la retta via, qui la ritrova passando prima dal Paradiso dei primi tre brani e poi all'Inferno dei secondi tre, senza passare per il Purgatorio. Perchè il Purgatorio è una via di mezzo, è per gli uomini comuni che non hanno l'autorità di scegliere cosa fare della propria vita, nel bene o nel male. E Rother e Dinger non avevano certo bisogno di un Purgatorio, a meno che lì non ci fosse stata una batteria, una chitarra e il suono del mare da sottofondo.
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