Certi dischi sono porte, varchi attraverso universi che non conosci se non per sentito dire o per aver letto qualcosa. Se hai le chiavi giuste riesci ad aprire queste porte per accedere al mondo dell'artista, al suo io, al suo cuore, alla sua anima. Certe porte si aprono sul nulla, altre si aprono invece su floridi giardini assolati pieni delle più straordinarie creature che hai mai visto, quasi degli Eden. In questi giardini c'è un uomo incappucciato, con un grosso libro in mano al quale è inesorabilmente incatenato. Il volume che tiene in mano è grigio, imponente, scritto con caratteri che solo a prima vista non sai leggere, ma se chiudi gli occhi è come se le parole ti apparissero dentro le palpebre.
Il libro parla del dolore per la scomparsa di un tuo caro: un figlio, un padre, una madre, qualcuno che magari ha dato la vita per te, o per il quale tu hai dato tutto. Oltre al dolore c'è l'elaborazione del lutto, un percorso difficile, diverso per ognuno di noi, che avviene in fasi diverse e con metodologie diverse. Non subito ti accorgi di quanto è successo, travolto come sei dal momento, lo realizzi dopo, e inizi a lavorare su di te, per elaborare appunto quanto c'era e adesso non c'è più. Il libro è un percorso che va dalla nascita alla crescita, alla morte, e perché no alla reincarnazione o resurrezione, parla dei rapporti tra le persone, del tagliare i ponti o all'opposto, di lasciare spiragli. Come sei tu, sei una persona che taglia tutti i rapporti e guarda solo avanti o sei una persona che ha sempre un occhio puntato sullo specchietto retrovisore? Lasci spiragli o non ti volti mai indietro? Il libro parla anche di questo. Ti fa chiedere perché certe cose accadono in un dato momento, ti fa domandare se tutto sia concatenato oppure buttato sparso su un tavolo come bottoni rovesciati dalla scatola di latta della nonna. C'è uno schema che lega la morte di tuo padre alla tanto agognata nuova casa a una nuova vita, magari? Il libro ti mette questi dubbi, ma non esige risposta.
Il libro parla di Sogno che poco prima della sua dipartita parla con sua sorella Morte, e le dice di quanto sia stanco. Ma parla anche di Sogno che "consola" suo figlio Orfeo dopo la morte di Euridice, parla di come si deve affrontare un lutto, di quale sia la "mortal way" che lui, Eterno, non può capire ma che riesce comunque a spiegare con parole semplici, schiette, dure e vere.
Non ha molto senso parlare solo di musica per il nuovo lavoro di Nick Cave, "Ghosteen": se lo analizzassimo solo in questi termini qualcuno lo potrebbe definire monotono, noioso, un lamento continuo: ma sarebbe assolutamente fuori strada. Oltre il rock, oltre il blues, oltre le murder ballads, oltre il drone e l'elettronica, l'album è assolutamente impalpabile come il freddo di un'assolata mattinata invernale. E' lì, lo senti, ma lo "senti" in maniera diversa, non attraverso le orecchie ma attraverso il cuore e le emozioni. Come dicevo è come se fosse una porta che lo stesso Cave ha voluto aprire, è un percorso di purificazione che tocca tutto: la bibbia e la religione cristiana, il buddismo, la poesia, le atmosfere destabilizzanti e aride di T.S. Eliot e la speranza che filtra dai canti Danteschi del Paradiso. Parla del lutto e della perdita del figlio, ma va oltre quello, è elaborazione e ricerca di qualcosa per andare avanti.
"Oh, this world is plain to see/It don't mean we can't believe in something/And anyway, my baby's coming back now on the next train/I can hear the whistle blowin', I can hear the mighty roar/(...)/Well, there are some things that are hard to explain/But my baby's coming home now on the 5:30 train" è la straziante presa di posizione di un padre che continua a credere in qualcosa, sebbene la perdita sia stata enorme. E poi ancora:
"Everybody's losing someone/It's a long way to find peace of mind, peace of mind
It's a long way to find peace of mind, peace of mind/And I'm just waiting now, for my time to come/And I'm just waiting now, for peace to come/For peace to come
"
E' come quando in "American Beauty" vedi la busta che fluttua, e ti senti dire che "a volte, c'è così tanta bellezza nel mondo che non riesco ad accettarla", ed è vero, se chiudi gli occhi, se credi in qualcosa, se pensi che ci sia altro, se hai persone intorno a te che si fidano di te e vivono per te, te ne accorgi che è vero. Ed apprezzi il sole, ti senti in pace, cerchi il bello nelle piccole cose che ti cambiano la giornata.
La recensione per "Ghosteen" già presente su questo sito ne fornisce una lettura tecnica, migliore della mia senza dubbio, ma è doveroso andare oltre tutto ciò, è necessario mai come ora leggere i testi, analizzarli, "sentire" sulla propria pelle le parole e la musica. E' difficile, assolutamente, probabilmente molti non lo apprezzeranno, ma se riuscite a trovare la chiave e ad aprire la porta rimarrete estasiati da quello che sentirete.

"Please, take care of yourself. Seek out beautiful things, inspirations, connections and validating friends. Perhaps you could keep a journal and write stuff down. The written word can put to rest many imagined demons. Identify things that concern you in the world and make incremental efforts to remedy them. At all costs, try to cultivate a sense of humour. See things through that courageous heart of yours. Be merciful to yourself. Be kind to yourself. Be kind.
With love, Nick
"

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