Una volta tanto allarghiamo i nostri confini a una parte del mondo che generalmente viene considerata dalle cronache solo per questioni di carattere religioso e - soprattutto - di natura geopolitica. Mi riferisco al "Vicino Oriente" e quella regione geografica compresa tra Mediterraneo, fiume Giordano e Mar Morto e giù fino al confine con l'Egitto e che è universalmente nota come "Palestina". Un territorio che come noto oggi è diviso tra lo Stato di Israele e lo Stato di Palestina e al centro di una situazione conflittuale che sembra sempre lontanissima da essere definitivamente chiusa.

Dall'area urbana di Tel Aviv e più specificamente dalla antica città di Jaffa sul Mare Mediterraneo e considerata secondo determinati storici come l'ultima città araba a cadere in mano all'esercito israeliano (ciononostante chiaramente abitata da una popolazione a maggioranza araba) proviene questo gruppo di musica psichedelica denominato Ouzo Bazooka e che ha appena pubblicato su Stolen Body Records di Bristol (UK) un nuovo EP intitolato "Songs From 1001 Nights". Il gruppo è fondamentalmente una creatura di Uri Brauner Kinrot, probabilmente uno dei nomi più importante nella scena musicale alternative israeliana e collaboratore negli anni di Balkan Beat Box, il producer e dj Shantel e la Kocani Orkestar e i Firewater di Tod A. (ex Cop Shoot Cop) e frontman dei Boom Pam. Il sound della band è una miscela esplosiva di surf-rock acido e sonorità esotiche mediorientali psichedeliche accompagnate da un uso estensivo dei synth oppure dell'organo elettrico e delle tastiere. Escluso "1001 Nights" (l'unico pezzo effettivamente psychedelic-rock contenuto nell'EP) il disco è completamente strumentale e a parte qualche accostamento a costruzioni chitarristiche nello stile di Sir Richard Bishop in "Nile Fever", in verità prende una deriva differente e assume sonorità proprio nello stile Balkan Beat Box oppure tipo le versioni electronic-music della dabka del siriano Omar Souleyman.

Sul piano ideologico la proposta degli Ouzo Bazooka è sicuramente interessante: la volontà manifesta è quella di trarre il meglio da quella che potrebbe e che di fatto nonostante tutto è la combinazione tra due culture (quella ebraica e quella araba) millenarie nel contesto di una città ricca di storia passata e anche suo malgrado al centro della storia delle cronache del tempo presente. Da questo punto di vista il proposito è sicuramente compiuto. Ci sarebbe tuttavia da ridiscutere e rivedere la formula perché dopo un inizio promettente, questo EP si perde in composizioni magari divertenti ma sul piano dei contenuti musicali poco interessanti se non addirittura vacue oltre che affatto originali.

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