Azzeccare due colpi consecutivi non è facile... in mezzo spesso ce n'è uno che fa cilecca! Ed invece i grandissimi Pain Of Salvation ci riescono alla perfezione e dopo il maestoso "The Perfect Element Part. I" ecco che se ne escono con un altro disco frutto di una grande maturità artistica e di un'ottima vena compositiva. È il geniale "Remedy Lane".
Disco che si presenta meno cupo e oscuro del precedente e sembra proporre un'impostazione più melodica anche nei momenti più duri dando all'album un tocco davvero di classe. Difficile scegliere se assegnare la palma di capolavoro a quest'album o al precedente ma comunque chi ama il prog deve NECESSARIAMENTE avere questo disco negli scomparti del suo porta-cd.
Già con "Of Two Beginnings", intro in gran stile, ci sentiamo catapultati in una nuova dimensione che non sembra nemmeno nostra: le tastiere ci accolgono con un sound caldo e vellutato per dare poi spazio alla potente chitarra di Hallgren. "Ending Theme" è una canzone dai toni riflessivi ma allo stesso tempo con un sound abbastanza forte che sfocia in una pregevole parte cantato-parlato. "Fandango" è probabilmente una delle canzoni più strane mai prodotte dal gruppo: Chitarre graffianti e rugginose intrecciano i propri arpeggi con eleganti e delicati tocchi di piano in uno strano mix di alternative metal alla System Of A Down, sonorità latine e prog... forte davvero. E questo crescendo incredibile si trova il suo picco in "A Trace Of Blood" un brano dove i forti riff di chitarra sono intelligentemente accompagnati da pregevoli sottofondi di tastiera conferendo al brano un taglio rabbioso e malinconico allo stesso tempo. Ed ecco come track numero 5 una delicata ballata, "This Heart Of Mine", in grado di far venire il batticuore a tutti gli innamorati!
Il capitolo secondo si apre con l'ottima "Undertow" canzone molto sensibile con delicati tocchi di chitarra e note di piano nei primi minuti per sfociare poi in una parte più rabbiosa. "Rope Ends" è invece più immediata e diretta con chitarre potenti e un buon accompagnamento tastieristico di sottofondo; da notare la parte strumentale centrale con un bel giro di piano e un solo di chitarra davvero degno di nota! Ma l'album ora cala leggermente di tono e propone la folk-oriented "Chain Sling" e la dolce strumentale "Dryad Of The Woods", ben eseguita con chitarra acustica e tastiere. L'ultimo capitolo si apre con la splendida intro "Remedy Lane" con un Fredrik Hermansson molto ispirato alle tastiere grazie ad ottimi effetti sonori accompagnati dalle percussioni. "Waking Every God" regala anche qui delicati tocchi di piano che si alternano con strofe delicate e sognanti ad un ritornello più forte che mantiene comunque un approccio melodico donando a volte picchiate più heavy. Dopo l'altra ballata "Second Love", anch'essa da lacrima sul viso, chiudiamo con "Beyond The Pale" brano dai toni forti dove le chitarre distorte sono rette da un sottofondo di tastiera davvero molto azzeccato!
Devo aggiungere altro? Devo farlo? Sì o no? Direi di no, perché devo usare troppe parole per descrivere questo capolavoro? I capolavori si ascoltano... non si commentano!
Carico i commenti... con calma