E' difficile parlare di questo disco, credetemi.
Senza dubbio è un disco tipico dello stile dei Pink Floyd, molto bello e creativo, felicemente invecchiato, d'importanza storica e musicale, epocale. Ma certamente non mi fermerò qui, perché c'è molto da dire su questo disco, a cominciare da "Let There Be More Light", canzone dai toni epicamente psichedelici, con la voce incredibilmente calma di Waters e la voce "incazzata" di Gilmour, appena entrato nel gruppo e già saldamente integrato. La chitarra, il basso e le tastiere, scandite dai piatti di Mason, sembrano fondersi in un unico strumento creando un irripetibile effetto di caos, grande e forte caos. Intendiamoci, una grande perla. Ma nella traccia successiva, "Remember A Day", si respira tutt'altra aria. Il pianoforte di Wright naviga in acque tranquille e desolate, mentre Gilmour si destreggia come ha saputo sempre fare, ovvero come un maestro, con i suoi preziosi tocchi chitarristici.

Si ha di nuovo un altro cambiamento di stile in "Set The Controls For The Heart", il pezzo successivo che è testardatamente psichedelico e lugubre.Tutti e quattro i musicisti fondono le loro magiche idee in una folle creatività, e firmano uno dei pezzi più famosi dei Pink Floyd.
La quarta canzone, "Corporal Clegg", è un bellissimo rock con qualche spezia blues, giocato sulle scansioni chitarristiche di Gilmour e la voce di Waters e dello stesso Gilmour. All'improvviso il brano cambia abiti e si trasforma in un'allegra mini-orchestra (vorrei definirla arlecchinata, mi sembra più appropriato) che anticipa i toni allegri di "Jugband Blues", che chiude il disco.
Ecco ora la title-track, che è uno degli esempi più rappresentativi del rock psichedelico targato Pink Floyd. Si parte con dei rumori strani fino a lanciarsi alle fantastiche pirotecnie di Mason, accompagnate dalla slide-guitar di Gilmour. Alla fine il brano cambia e si chiude con l'organo accompagnato dal coro.

Ecco ora "See Saw", una canzone cantata con i suadenti toni della voce di Wright. La canzone è memorabile e mostra alla fine un grande poetico lirismo. Adesso siamo giunti alla fine. Non so come parlare di questa canzone, "Jugband Blues", che forse è un episodio un po' impacciato ma che è importantissimo, perché in questa occasione compare il "pazzo diamante". Si, proprio lui, Syd.
E' proprio lui a firmare questo pezzo, solo accompagnato da una triste chitarra acustica prima che irrompa la banda. E dopo il pezzo si conclude con Syd che strimpella la sua magica chitarra, facendo commuovere e facendoci pensare quando era ancora nei Pink Floyd.
Mi piacerebbe pensare a questo disco come un ricordo, un ricordo di Syd Barrett e della sua anarchica psichedelia.
Spero che questa recensione vi sia piaciuta. Volevo mettermi alla prova, e spero di esserci riuscito.

Carico i commenti... con calma