Non avrò altri Floyd all’infuori di Syd!

Non avevo capito il perchè, nel corso di tutti questi anni, la EMI non avesse mai dato alle stampe i concerti all’UFO Club, si qualche osso gettato qua e là, bello anche il London 1966/67, ma proprio un bel doppio pulito “Pink Floyd Live at UFO” mai. Passano gli anni aumenta lo sconforto che si tramuta in rassegnazione ma poi, ma poi un giorno in un attimo tutto mi si collega come per incanto e so che la EMI non stamperà mai quei concerti, che hanno lì pronti da sempre, ma è proprio da lì che l’equivoco Pink Floyd-Syd Barrett è partito. Conosciamo tutti la storia a noi propinata. Ma io la vedo così: è l’inizio, si forma il gruppo, l’unico ad avere l’ardore è Syd, gli altri la prendono più leggera, dopo qualche mese di rodaggio Syd mette a punto la macchina. I Pink Floyd sono Syd, Syd è i Pink Floyd, sarà per sempre così. Si parte forte, si parte per un punto di non ritorno, i concerti all’UFO, il coivolgimento, l’irripetibilità, l’unicità dell’atto, il fluido rosa come elisir di lunga vita apre a dimensioni nuove, espansione di coscienza, il risveglio, bagliori di verità, la forza di questa energia è irrefrenabile, tutti parlano dei Floyd, tutti sanno dei Floyd e con tutti si intende anche individui di quella specie che è perennemente in lotta con la specie degli esseri umani, ma questo lo riprendiamo dopo. Certo girava l’LSD, a qualcuno serviva per mediare tutta quell’energia, si quell’LSD totalmente depistante nei confronti di Syd come se questa sostanza fosse alla base della sua genialità. Ogni articolo o qualsiasi cosa apparsa su di lui e i Floyd lo denigra riducendo l’impatto cosciente che ha scatenato e bollandolo come un pazzo drogato. Non ci sto. L’inquisizione moderna ha cambiato il suo volto e i suoi metodi, di fatto evolve con noi. L’enorme accelerazione apportata da Syd Barrett ha fatto scattare il campanello dall’allarme, Syd come tutti i mistici arrivava direttamente al cuore, una forza umana accompagnata da verità. Insopportabile binomio per la specie in guerra contro la nostra umana specie, che oggi, approfittando della nostra debolezza psichica dovuta ad una fase ciclica non favorevole, ci controlla e inibisce la nostra vita e i comportamenti con il denaro e altri strumenti. E mentre prima questa inquisizione operava nel nascondere il più possibile la conoscenza, oggi quei padroni di tutto e di tutti infettano l’informazione, creano argomenti derisibili per prevenire e fermare la divulgazione miscelando contenuti verosimili, contenuti completamente falsi, un pizzico d’informazione vera creando un quadro astratto, col pericolo di cadere facilmente nella trappola e diventare anche noi degli inconsapevoli inquisitori. Syd sapeva. Syd avverte il gruppo,”fanculo l’arte, sono i soldi che contano” qualcuno esclama in macchina, poco prima della firma del contratto, e Syd con voce lieve:”Non dovresti dire così. E’ solo l’arte che conta”. Piper at the Gates of Dawn è stato prodotto dall’untore Norman Smith, quel Norman Smith vero “uragano” del mediocre già produttore di quei miserabili allineati e assunti, vicini di stanza a Abbey Road, preposto dalla casa discografica ad indirizzare la registrazione ammorbidendola a fini commerciali e per rispettare il copione del film cui siamo inconsapevolmente tutti dentro, bestie d’intrattenimento di un’elitè di spettatori. Ma immaginate un attore dentro il film che voglia cambiare il film, Syd lo cambia, è stato capace di non cadere nella trappola accettando il martirio, essendo della specie umana un campione che lavora per noi, con un tipo di comprensione molto alta e quindi gli altri che non sono a quel livello non riescono a capire gli intenti e il loro modo di agire. Ecco la battaglia tra Teseo Syd e il minotauro Norman: ”Mi domando spesso come abbiamo fatto a terminare l’album, a creare qualcosa. Lavorare con Syd era veramente un inferno. Non penso di avere mai lasciato una singola sessione senza una fortissima emicrania. Syd non sembrava aver entusiasmo per niente. Lui cantava una canzone, io lo chiamavo in studio e gli davo qualche dritta , poi lui tornava in sala di registrazione e continuava a cantarla nello stesso modo, infischiandosene dei miei consigli. A volte cambiava anche le parole, non aveva disciplina. Parlare con lui era come parlare a un muro, perchè il suo viso era senza espressione. I suoi testi erano semplici e infantili, come lui: proprio come un bambino, per un attimo era su, e il secondo dopo giù”. Dissonante dichiarazione posta a confronto con queste altre, Roger Waters nel 1987: “...sui brani di Syd c’era una poderosa carica di umanità, erano canzoni umane all’ennesima potenza.” Joe Boyd: “Chi era Syd? Tra di loro era il più sorprendente. Aveva occhi che emanavano un bagliore”. Alice Cooper dal tour USA 1967: “Un mattino sono entrato per fare colazione e al tavolo c’era Syd e stava fissando la scatola di cereali, stava guardando qualcosa che noi non potevamo vedere”. La sorella: “Syd era solo diverso, eccentrico, la sua mente e le sue idee erano semplicemente diverse dalla norma”. Libby Gausten, fidanzata adolescenziale: “La sua bellezza non era solo fisica, ma interiore. La profondità dei suoi occhi, il suo sguardo magnetico e unico. Due occhi che difficilmente si possono rivedere nel corso della vita.” C’è un artista sul palco, caro Norman. Inconsapevoli gli altri componenti avallano delle scelte artistiche ma Syd riesce a salvare il più del salvabile. Questa parziale vittoria non va giù ai padroni: “Soggetto non allineato - pericoloso - irrecuperabile - decisa definitiva eliminazione - procedere.” L’album ha un successo di pubblico e critica, “l’unica cosa che il pubblico contestava (tra i tanti: Pete Townshend) era che l’LP, al confronto con le esibizioni dal vivo, era un surrogato di fabbrica che non riusciva a ricreare totalmente certi momenti mistici”. Da qui il mio preambolo, di qualcosa hanno paura e procedono all’ultimatum, c’è uno qui che è consapevole dell’eternità, questo è inammissibile. Il pensiero che possa essere stato deliberatamente drogato non è un semplice sospetto, si opta come prima fase per questa soluzione, non avendo ancora a disposizione le armi a puntamento di energia che usano oggigiorno coadiuvate dalla geoingegneria. E come seconda fase usare qualcuno sentimentalmente vicino a lui che possa velocizzare la dipartita: David Gilmour. Un classico della tragedia, Gilmour usato come fratello Caino, ignaro (e non lo so) della macchinazione per estromettere Syd ma implicitamente complice. Loro sanno i punti su cui fare leva e ottenere l’infame prestazione, la pugnalata viene proprio dal suo amico fraterno, dopo un’analisi fisiognomica di David non mi sorprende troppo, quelle sue labbra carnose sono labbra di un uomo sensuale, amante del piacere. Alcune frasi del chitarrista per sostenere la tesi: “Mi sono aggregato ai Pink Floyd (sogghigna) per la celebrità e per le ragazze”, l’immancabile invidia del mediocre:“La maggior parte delle persone, incluso io, sarebbero state gelose della sua luminosità”, un pò di fango sul tracollo di Barrett: “La cosa aveva radici profonde, l’esperienza psichedelica può aver agito da catalizzatore. Ma credo che non riuscisse a gestire l’idea del successo e tutte le cose che comportava”, per poi contraddirsi: “Alcune parti del suo cervello erano ancora brillanti”. E bravo il buon David, ma non sarà stato esattamente il contrario, che Syd mettendo in piedi il teatrino della pazzia non avesse voluto, manifestando un’eccelsa umanità, cercare di salvare anche gli altri dalla “macchina”? Fine gennaio 1968 al Middle Earth, Syd si siede di fronte al palco, fissando Gilmour negli occhi durante tutto il concerto. Lui sa.

Jugband Blues, guardate il video, guardate il volto di Syd, guardate gli occhi, quello che dice... Non c’è persona più lucida e cosciente, altro che LSD.

Ma tu sei sempre stato un pò superficiale David ma questa cosa ti ha permesso di avvicinarlo empaticamente per registrare quelle due sue astronavi di LP. Il prezzo più alto lo ha pagato Waters, dilaniato dai sensi di colpa che ha avuto il suo apice negativo nel 1973 con quel campione d’incassi che è Dark Side, lui che fa gli spettacoli contro il potere finanziario, lui che appare, e Gilmour, e Mason, in quei video sulla rete dove descrivono quanti soldi hanno, che ville possiedono, le loro gioie familiari spalmate con innumerevoli donne, la potenza delle loro automobili... Non c’è Syd in questi video, lo avete evocato per tutti i dischi, ma il viaggio interstellare era già stato fatto. Dopo la crisi e la completa spersonalizzazione con Dark Side of the Moon (ma cosa ce ne facciamo noi della luna quando abbiamo già avuto l’Universo), c’è stato un momento di sincera redenzione con Wish You Were Here ed infatti vi è venuto a trovare ed all’ascolto del mix finale vi ha detto: “Ha un suono un pò vecchio” ricordando forse i vecchi tempi e condividendo trasfigurato la sua compassione per poi uscire dagli studi poco dopo. Wish You Were Here è autobiografico di Waters, Gilmour, Mason, Wright, è loro che hanno accettato il sigaro, è loro che sono saliti sulla macchina, è un messaggio di scuse, accettate da Barrett. Cosa che getterà ancor più nella devastazione Roger che partorirà quei tre sofferti album a venire, tentativo di riscatto dal tradimento e l’accettazione del servilismo. Di fronte alla purezza di Syd tutto si manifesta. Ma guardatelo in quei video, intervistato da Keller nel maggio 1967, ma anche in quelle foto degli anni ’80, è di una immaginifica bellezza. Vita folgorata? Ha paralizzato il proprio volere? Il gruppo ha incluso Jugband Blues per carità? Ma per favore... Una certa Ozzie, una fan, è sicura che Syd “contempla il tutto da un altro livello spirituale, ha escluso tutto il resto e vive all’interno di sè”. Barrett avvisaglie nel 1967: “Apart from being a good guitarist, I don’t really have any ambitions...” ed evolvendo nel 1971 ci delucida nella sua ultima intervista per Rolling Stone: “Non sono mai stato quell’introverso che dite, si pensa che tutti si divertano quando sono giovani, io non l’ho mai fatto”, “Sto scomparendo, evito quasi tutto, procedo a ritroso”. Ci è d’aiuto l’intervento di Bernard White nel 1982, responsabile della rivista Terrapine: “Se avesse voluto sarebbe diventato un guru e da tutto il mondo sarebbero accorsi a lui”. Ma perchè non ha voluto? Perchè non ha voluto niente? Syd ci porta nell’impersonale dove si vive la vita come spettatore, libero da legami che costringono e condizionano. Ci ricordava l’amico Storm Throgerson che “non si può negare la parte volontaria, la scelta di Syd di intraprendere un simile itinerario”. Ed infatti in Barrett non c’è nulla di cupo, un burlone che volontariamente ha fatto la sua scelta, l’ultima carta non numerata dei tarocchi. Come inquisire un risvegliato? Dargli del catatonico... Ronald Laing, l’anti psichiatra, conclude su Roger: ”Ma noi non possiamo fare nulla per lui...Più nulla.” Noi per lui o noi per noi? E Robin Hitchcock che si aspettava “che verso la fine della sua vita Syd sarebbe uscito dalla nebbia e avrebbe espresso qualche commento, avrebbe descritto la nebbia”. Magari non è mai stato nella nebbia, magari eravamo noi e continuiamo a starci senza saperlo nella nebbia... Superficialmente sono d’accordo di piazzare Piper “tra 2001 e Lewis Carroll”, purtroppo Kubrick non era dei nostri, ma nel disco percepiamo quell’invisibile che esiste. E’ questo il grande messaggio: se non ci rendiamo conto di essere in una realtà inavvertibile e c’è un gioco in atto per non farla rivelare, è tutto inutile. L’essere umano riconosce sempre la verità , ma spesso non può ancora accettarla, da qui il disagio di Syd che vede e gli altri no.

“Non sono nulla di ciò che pensate io sia” Roger Keith Barrett?

Ci manchi tanto fratello.

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