Bè originali lo sono questi Puya. Provengono da Portorico e ci propongono un hardcore a tratti pesante ma con ritmi che spaziano dalla salsa e merengue al funk. "Fundamental" è il secondo album del quartetto in attività dal 1988 nato col nome di Whisker Biscuit, ed è dal mio punto di vista l'album più completo.

Un'altra particolarità dei Puya è sicuramente l'uso del cosiddetto "spaninglish" e cioè l'idioma derivato dal castellano "bastardato" con l'inglese ed usato in molte zone del centro-sudamerica.

Non mancano le tipiche sfuriate HC, ma neanche le bizzarrie percussionistiche del cantante Sergio Curbelo, che impreziosiscono un disco composto da pezzi sicuramente orecchiabili e quasi danzerecci, e da altri più in stile tipicamente, HC magari più banali ma sempre gradevoli. L'album in questione è del 1999, ed è proprio alla fine degli anni '90 che i Puya si fecero conoscere al grande pubblico aprendo concerti per Kiss, Sepultura, Red Hot Chili Peppers, Slipknot... ma avrebbero potuto benissimo far da spalla ai Kreator o ai Mad Caddies, e selezionando solo una parte del repertorio, anche agli Obituary o Raul Casadei e la sua orchestra.

Già l'apertura "Oasis" ci tamburella tra una zuccherosa strofa che si ripete cambiando lingua ed un ritornello heavy molto 'cazzudos' ed è un bel presagio delle contaminazioni che giungeranno con il secondo pezzo che dedico a tutti gli imboscati DeBaseriani: "Fake", dove le trombe la fanno da padrona. La title-track e la seguente "Montate" offrono un cantato quasi growl che mischiato ai numerosi fiati ci conduce però verso un lento intermezzo da sagra paesana. Il mix di suoni e generi non si interrompe, e così "Retro" inizia come una ballata smielosa per poi regalarci violenti ritornelli, "Keep It Simple" offre parti vocali tra gli Hed-Planet-Earth e l'hip hop con tanto di flauto, cito anche "Whatever" col suo intercedere lento e quasi parlato, "Sal Pa' Fuera" con chitarre thrash e cori da baldoria e l'ubriacante ritmo di "Trinidad" che precede la splendida "Solo", canzone quest'ultima che trascende da qualsiasi catalogazione.

Si prosegue così, tra un ritmo latino da balera ed un'accelerazione che accenna al metal-core brasiliano dei Ratos De Porao, destreggiandosi tra una strofa pesante e sincopata ed un'altra dove i fiati si intrecciano ai bonghi in sottofondo e si odono le influenze di Carlos Santana.

Sconsigliato ai puristi di un determinato genere, dal mio punto di vista "Fundamental" è un disco da 4,5 giacchè alcuni passaggi sono forse troppo forzati, ma al quale do volentieri un 5 pieno per il connubio di stili e il coraggio di proporre una miscela musicale difficilmente catalogabile con meno di 7 parole. 

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