La radio messicana suona nella vostra macchina, una landa desolata e desertica con cactus disseminati e roccie ognidove, d'improvviso, salgono in macchina LE REGINE DELL'ETA' DELLA PIETRA. Inizia il viaggio che con le sue canzoni vi renderà...sordi!

Subito ingrata la marcia, la macchina schizza "on the road" con l'incazzatissima "You think I ain't worth a dollar but I feel like a millionaire" che brucia il vostro carburante e innesta nella vostra mente una corrosiva reazione a catena che fa esplodere la vostra razionalità, inducendovi con "No One Knows" a investire un'alce che attraversava la strada, senza che vi curiate di frenare per soccorrerla.
Ci penserà la lugubre "A song For the dead" a commiserarla e a celebrare la sua silenziosa morte. E mentre "Il cielo cade" (The sky is Fallin') per colpa dei riff distruttivi della chitarra di Josh Homme, il caro Nick Olivieri si improvvisa "Six Shooter" e spara a raffica dal finestrino dell'auto con una violenza che solo la sua voce è capace di rendere a pieno. Ma è solo un'uscita di senno momentanea prima che Mark Lanegan inizi a restituire la calma all'interno dell'abitacolo, con la sua voce calda e profonda, mentre intona la sua "Hangin Tree" accompagnato dalla sua immancabile sigaretta da cui aspira il suo ossigeno.
Con "Go with the Flow" la brezza che entra dai finestrini scompiglia i capelli alle Regine, abituati a canzoni del genere, potenti, semplici ed efficaci ma capaci di sconvolegere dal primo all'ultimo ascolto.
Mentre l'auto inizia una ripida scalata tra le rocce e i massi di una montagna su cui si snoda la strada, altre due canzoni fuoriescono dalle polverose casse dell'auto, pezzi andanti, privi della cattiveria assassina delle prime tracce, ma piacevoli all'ascolto.
Tutto ad un tratto dalla radio sembra uscire Dio in persona, accompagnato dalle note intermittenti del basso di Olivieri e dal duetto vocale in stile blues-tex mex di Homme e Lanegan, purtroppo però lo spazio in auto è finito e anche lui deve far posto ad "un'altra canzone d'amore" (Another Love song) che, con il suo retrogusto anni 60-70 vi lascia assaporare persino una lotta di soli fra un organo e una chitarra elettrica che sembrano fondonersi insieme, in un unico suono.
Il povero Dave Grohl, sembra essersi risvegliato solo ora dal viaggio che lo ha reso sordo per la forza e l'impeto con cui ha saputo menare le pelli della sua batteria, e proprio per lui il gruppo si raccoglie, intonando "A song For The Deaf".

Quando la macchina si frena finalmente, è scesa la notte, ma le Regine sono ancora piene di vita, ed attorno al fuoco vi regalano una canzone dedicata ad un liquore (guarda caso) "Mosquito Song", intrisa di chitarra acustica e piano; dopodichè tutti allegri e rincuorati per la giornata passata assieme, si scatenano al ritmo della incalzante "Everybody's gonna be happy".

Se di viaggi così ce ne fossero più spesso, tutti noi saremmo realmente più felici, anche se sembra che le Regine, ultimamente stiano regredendo sempre più, tanto da giungere all'"Era Vulgaris" che non piace più, e suona troppo antica.

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