Con il permesso di coloro che sono stanchi di leggere recensioni su questo disco, non potevo resistere dall’incidere sulle tavole di Debaser le mie personali riflessioni.

Il suono del piano elettrico dopo un istante è già entrato nel cervello dell’ascoltatore per comunicare che “ogni cosa è al suo posto” . La voce di Thom, a tratti filtrata e rovesciata, si confonde con i suoni alieni a formare un unico tappeto sonoro in grado di raggiungere i luoghi più remoti e confusi dell’animo umano. E’ lì che alberga il disordine. Ma ecco che atterra l’astronave, si tratta del giocattolo del “bambino A” !!

Le percussioni ipnotiche anticipano l’ingresso del basso che fa così la sua comparsa nel disco. La voce processata al vocoder consente di intonare un testo molto cupo. La sensazione è che anche in queste condizioni il cantante riesce ad essere espressivo. The National Anthem irrompe con il basso tagliente di Colin, a cui presto si aggiungono le percussioni di Phil e le distorsioni radiofoniche di Jonny. Si prepara così l’ ingresso alla voce straniante di Yorke. Il ritmo è serrato ed ha la giusta presunzione di un inno nazionale. Al minuto 2.39, improvvisamente entrano in gioco i fiati per regalarci le atmosfere jazz del terzo millennio. “That there that’ s not me” sono le parole che introducono “how to disappear completely”.
Il suono del violino si contrappone al cantato ed insieme ad un giro di basso dolce e sognante crea un atmosfera di sospensione dallo spazio e dal tempo. E’ una sofferta riflessione di Thom sullo status di rockstar. La voce per la prima volta non campionata, sottolinea che il messaggio proviene da un essere che rivendica la sua umanità: “io non sono qui, ciò non sta accadendo, io non sono qui, io non sono qui”.

Al successivo brano strumentale “Treefingers” spetta il dovere di portare a compimento il processo di annientamento iniziato con la traccia precedente. Per ripartire c’è bisogno di qualcosa di familiare, che assicuri che i radiohead vogliono esserci ancora, anche se a modo loro. “Optimistic” rappresenta il nodo di congiunzione ai vecchi lavori, ed al suono più tipicamente rock. Anche i testi tornano ad essere di denuncia politica nei confronti di una società devastata dai giganti dell’economia, che Thom ama definire “dinosauri in giro per il mondo”.
Ma c’è anche un senso di speranza splendidamente urlato: “you can try the best you can, if you try the best you can, the best you can is good enough”. Nel finale, un netto cambio di direzione fa da intro alla track successiva. “In Limbo” è in grado di disorientare anche il più grande musicista, incapace di comprendere quale sarà la direzione prossima del suono.
In alcune interviste la band ha dichiarato che la genesi del pezzo fu proprio una mancanza di ispirazione, una confusione mentale trasformata in musica. Ma adesso cosa succede ?? “Idioteque” !!.. a mio giudizio questo è il pezzo cult del disco. L’elettronica dirompente di Aphex Twin non è molto lontana. La band sembra sbarazzarsi degli strumenti e Phil ci mette del suo per radioheadizzare il suono. Non è un pezzo rock, ne un pezzo techno: l’età del ghiaccio sta arrivando, siamo coinvolti nell’idioteca e non si può restare immobili. La campana del mattino richiama all’ordine. E’ un ordine sonoro: “Morning Bell” è incredibilmente regolare. Qui si parla della famiglia e di bambini divisi a metà. Ancora una volta il cantante riflette i problemi di una vita apparentemente normale ma profondamente contraddittoria.

La chiusura del disco è concepita, sin dal titolo, come la colonna sonora a conclusione di uno splendido film. Jonny Greenwood si diverte con le onde martenot ed il suono di un’arpa sembra dilatare il tempo. “Motion Picture Soundtrack”, contiene al suo interno 1 minuto di silenzio assoluto dopo il quale un tappeto di suoni campionati ci riconsegna ad un nuovo e definitivo silenzio. E così l’ascoltatore resta ad attendere che qualcos’altro giunga a sorprenderlo.

"KID A", profeticamente uscito nel 2000, ha distrutto il rock per poi ricostruirlo. Non uscirà alcun singolo, ne alcun video: essi appartengono alla realtà da cui sfuggire. Le TESTEdiRADIO, venute dal nulla, vogliono ritornarci. Ma nel frattempo sembrano sussurrarci che la musica è cambiata.

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