Scusatemi, ma questa recensione sarà un filino autoreferenziale. Qualche giorno fa ho parlato molto bene di “Kid A" e, sebbene sia risaputo che sia un grande disco, i commenti sotto mi hanno accusato di essere un po’ un coglionazzo. Vabe’, ammetto che col senno di poi nella recensione poteva essere intravisto un vago retrogusto provocatorio, ma credo che questo derivi da un’incomprensione alla base tra autore e fruitore - rispettivamente io e voi, in questo caso. Per come la vedo io, una recensione pop del 2018 deve essere un racconto del disco in chiave soggettiva e gradevole da leggersi, senza dimenticare che in fondo siamo tutti umani e vaccinati, e che il cielo fuori è azzurro quando è terso ed è un pomeriggio estivo. Voglio dire, ci sta L’OGGETTIVITÀ, ma ognuno vede un po’ le cose come vuole, o come spontaneamente gli appaiono, e lo fa totalmente in buona fede.

Tutto questo per dire che non potete biasimarmi se quando ascolto "Ok Computer" mi si focalizza davanti solo un immenso pannello color grigio-merda. I Radiohead avranno le loro oggettive colpe, eccheccazzo.

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