Ci sono album che rappresentano l'apice di una band e quelli che invece rappresentano il punto del declino. Dopo l'ottimo "Blood Sugar Sex Magik" e altri buoni successivi ecco che anche per i nostri peperoncini arriva l'album sbagliato... e si tratta proprio di quello che avete davanti, il "By The Way".

Se con il buon "Californication" le sonorità della band avevano accantonato quasi del tutto il così detto "crossover", o rap mischiato con rock per chi non lo sapesse, per dare spazio più a canzoni commerciali molto orecchiabili, con "By The Way" la band si supera in questo. Il risultato è quindi un album dove è quasi assente il vecchio suono dei RHCP sostituito da mielose canzoni pop, alcune monotone e altre insopportabili.

La titletrack che apre l'album è stupefacente, con un ipnotico giro di basso dell'ottimo bassista Flea, che sembra aprire un album capolavoro (che invece continuando nell'ascolto si scoprirà l'esatto opposto); l'unica pecca è il fatto che dopo un po' risulta ripetitiva. "Universally Speaking" è una canzone pop che dopo neanche due minuti non prende più e a un certo punto diventa addirittura odiosa; "This Is The Place" è un pezzo piacevole che ricorda i vecchi album, ma che nonostante tutto non riesce a salvare quasi niente; "Dosed", è una delle poche ballate dei Red Hot di questo album, e anche in generale, a essere molto belle oltre che orecchiabili: una delle migliori. "Don't Forget Me" è una delle tante canzoncine pop dei Red Hot dove il giro di accordi si ripete all'infinito e non porta niente di eccezionale (fra l'altro ricorda troppo "Other Side", solo più rallentato). "The Zephyr Song" è una canzone carina ma con un ritornello troppo simile a Universally Speaking, ma a differenza di quest'ultima è strutturata e interpretata meglio. "Can't Stop" è forse la top dell'album, quella che in assoluto prende al primo ascolto: bellissima la strofa con bellissimi cori in sottofondo e il ritornello, orecchiabile ma per niente noioso; la mia preferita di questo album. "I Could Die For You", ennesima ballata pop, insieme a Dosed è una delle più belle.

"Midnight", classico giro pop che non se ne può più; "Throw Away Your Television" è forse quella che più ricorda le vecchie hit dei Red Hot, ma che non porta niente di nuovo e di eccezionale. "Cabron" è una canzone molto carina con un ritmo quasi country, divertente certo, ma niente di più. "Tear", finalmente una canzone "pop" di grande impatto: molto bello l'assolo di John Frusciante nell'intermezzo e il sottofondo di violini; una canzone riuscita. "On Mercury" è una canzone sempre sul pop con un ritmo di chitarra funky scatenato che la rende un pezzo ballabile e allegro; l'unico difetto? Ripetitiva, ma tuttavia c'è molto di peggio. "Minor Thing" e "Warp Tape", ancora pop troppo orecchiabile ma zero originalità che possono annoiare. Infine quando l'ascoltatore si ritrova, dopo tante delusioni, di fronte alla traccia conclusiva, la più lunga, e quella che chiude l'album, si aspetterebbe un capolavoro... si ritrova "Venice Queen", una canzone sull'argomento della spiaggia di Los Angeles: nonostante all'inizio sia molto piacevole, dopo qualche minuto si sentono una tonnellata di giri di chitarra e di voce che la maggior parte degli ascoltatori dirà: "Ma questo giro l'ho già sentito....". Ed è così, questa canzone nonostante sia una delle meno noiose, risulta piena zeppa di campionamenti dalle altre canzoni della band già sentite fino al voltastomaco.

Insomma siamo davanti a un flop della band. Io quindi ne salvo 5 su 16, per il resto non lo considero neanche... uno scivolone... vabbé a tutte le band capita, e succede anche e soprattutto ai migliori.

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