Doppio botto per i cari vecchi peppers. I losangelini fanno le cose in grande per il loro nono album in studio: 28 tracce, e tutte molto differenziate tra loro. Quella dell'album doppio è una moda che sembra aver rialzato la testa: in questi ultimi due-tre anni si sono susseguiti con questa trovata i Foo Fighters ("In your Honor"), I System of A Down ("Mezmerize"/"Hypnotize"), Ben Harper ("Both Sides of the Gun"), e i redivivi Eagles ("Long Road out of Eden"). Pare anzi che in origine Frusciante & co. avessero definito quaranta tracce su tre cd da uscire spalmati lungo tutto il 2006!.. Pesante! Giustamente la Warner ha detto "Altolà!".

Posto che ogni album doppio è per definizione una esagerazione musicale (non si è salvato da questo nemmeno il beatlesiano "White Album"), "Stadium Arcadium" non fa eccezione: episodi molto riusciti e di sicura presa si alternano a tracce che ti lasciano interdetto. Questa però non vuol essere una recensione track by track, e tanto meno di entrambi i dischi: tra i tasti skip e forward sul telecomando del mio stereo si è delineata una sorta di selezione naturale delle tracce di questo cd, legittimata infine dal mio masterizzatore. Risultato di questa lotta per la sopravvivenza nella tracklist sono comunque la bellezza di 18 tracce, nell'ordine:

 

Stadium Arcadium (bella, Bartok!'s edit)

 

  1. Dani California
  2. Tell Me Baby
  3. Charlie
  4. Stadium Arcadium
  5. Hump de Bump
  6. She's only 18
  7. Slow Cheetah
  8. Torture Me
  9. Hard to Concentrate
  10. Especially in Michigan
  11. Warlocks
  12. We Believe
  13. 21st Century
  14. Hey
  15. She looks to Me
  16. So much I
  17. C'mon Girl
  18. Death of a Martian

 

Vorrei sottolineare che comunque un album di 18 brani buoni è una rarità di questi tempi, per cui dopo aver criticato la scelta di pubblicazione spezzo subito una lancia in favore dei peperoncini. Altra cosa da sottolineare è la varietà stilistica delle tracce e degli arrangiamenti; certamente è stato fatto un bel lavoro in tal senso.

La traccia che inizia l'album, "Dani California", come attacca ricorda a tratti "Parklife" dei Blur. La particolarità di questo singolo è il penoso videoclip parodistico delle leggende del rock: idea poco originale ma di sicuro successo presso la mtv generation. Va bene scimmiottare Beatles, Kiss, Misfits, Van Halen e compagnia bella ma... ehi!... giù le mani dalla buon'anima di Kurt! Un po' di rispetto!.. La canzone non è male, buon apripista.

"Tell me Baby" segna un piacevole ritorno alle sonorità funky dei bei tempi andati. Avrei scelto questa come primo singolo, ma va bene così. La piacevole sorpresa di questo disco è proprio che ci sono vari pezzi funkeggianti molto molto carini ("Charlie", "Hump de Bump", "21st Century", "C'mon Girl") e viste le sonorità del precedente "By the Way" non è poco. Le ballate ci sono, ma vi è in esse il tentativo di evitare banalità: "Hard to Concentrate" riprende sonorità semi-caraibiche (la chitarra di Frusciante, mai così versatile come su questo disco, a un certo punto arriva a sembrare un ukulele) e "Hey" é uno slow rock latino con tanto di assolo alla Santana.

Le tracce migliori di "Stadium Arcadium" sono però senza dubbio "She's only 18", un funk rock settantino che si configura come uno dei pezzi più belli dei peppers dai tempi di "Around the World", e poi "Especially in Michigan". Questo è un pezzo che spinge da subito, comincia con un riff che sembrano gli U2, e invece alla fine scopri esserci anche la chitarra del grande Omar Rodriguez-Lopez, directly from The Mars Volta, mica cavoli! "We Believe" ne è il proseguimento ideale; alle strofe soffuse e melanconiche si interpone un ritornello deciso, costruito su accordi semplici quanto suggestivi. I The Mars Volta sembrano anche quasi omaggiati nelle ritmiche sincopate di "Torture Me", altro pezzo tirato.

A chiudere questa selezione (così come l'intero album) una ballata, "Death of a Martian", sentita e struggente abbastanza per chiudere questa lunga avventura musicale.

Due righe sulle escluse, contando che tra quelle ne sono usciti ben due singoli: "Snow (hey oh!)" sembra una nuova "Universally Speaking", cioè il classico pezzo volutamente ripetitivo buono per le radio, ma a me personalmente dopo due passaggi aveva già spaccato i marroni. Quando poi ho sentito in heavy rotation pure "Desecration Smile" ho pensato che o non capivo nulla di marketing musicale o mi si erano rincretiniti i dirigenti della Warner. Per il resto pezzi noiosi, b-sides buone per allungare il brodo.

Peccato che abbiano voluto strafare, poteva essere un cd veramente buono. Il mio giudizio si fa così in due: 4 stelle alla selezione così come l'avrei fatta io e 3 al disco così come è stato concepito.

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