I REM sono una di quelle band che ci ha provato per tutta la carriera ma ce l'ha fatta solo in dirittura di arrivo, appena prima dello scioglimento. Intendiamoci, non sto parlando di copie vendute, che sono state tante tante, il che già dovrebbe stimolare un paio di riflessioni sull’effettivo valore artistico dei tre di Athens - ma tant’è. Quindi, facciamo finta di non sapere che i REM siano più ricchi del diavolo e soffermiamoci sulla musica. Boh, davvero, niente contro, ma insomma... ecco.

I REM partono a inizio anni 80 con "Murmur" e poi rifanno lo stesso disco per 73 volte. La ricetta? I Byrds, i vibranti accordi power-pop, testi improvvisati così uno ci trova quello che vuole, ogni tanto qualche scomodissima invettiva socio-politica, e soprattutto il baritono emozionale di Michael Stipe, che potrebbe sembrare un bidello dell’ITIS, ma guardaunpo’ è una popstar miliardaria. Nel 1987 esce “Document", probabilmente il loro disco peggiore, perché è la sublimazione della loro normalità, con i suoi alti e bassi. Le chitarre sono un po’ dritte e un po’ storte, traballano non per scelta ma per poca ispirazione, ovviamente la voce non riesce a starci dietro e così le melodie fanno schifo. Salvo “Exhuming MrCarthy”, non c’è nulla di valido. È qui che l'equilibrio dei REM artisti inizia a vacillare: fuori dal mito delle college-radio si rivelano semplicemente l’alt-rock band che al mondo sta bene ma che in fondo non vuole davvero, stanchi ancor prima di partire - che poi, se ci impieghi sette anni a scrivere la tua prima canzone d’amore (“The One I Love”) e ti viene pure così, beh, forse la musica pop non è il tuo forte.

Lo so che si può non essere d’accordo con tutto ciò, perché quando arriva “Losing My Religion” e qualcuno decide di mettere un uomo sulla Luna, i REM sbancano il box-office, però per una band che ha giocato tutto sulla pelle d’oca, sul sanguigno legame emotivo col suo pubblico, sputtanarsi male non è stato proprio il massimo. Per fortuna che rimane “Accelerate”, il loro disco meno inconcludente e in fondo il più bello: finalmente le chitarre ruggiscono, non più come la plastica degli anni 80, ma finalmente in modo fragoroso e scintillante, come mai prima d'ora. Prendete due cuffie di quelle giuste, fate partire “Supernatural Superserious” e sentite il suono entrar dentro da entrambi i lati, rimbombare nel torace e spettinarvi l’anima. Finalmente i REM.

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