E’ duro imparare la propria parte nel mondo.” (Paul Nizan)

Anche io sono stato cattivo.

Anche io ho odiato senza motivo, sputato sulle comode certezze delle persone giuste, graffiato anche gli occhi che mi accarezzavano.

Anche io ho nascosto le mie paure dietro borchie e metallo e cuoio nero.

Ho bestemmiato. Ho disprezzato la saggezza ed il buon senso.

Anche io ho amato disperatamente una biondina del secondo banco che non mi sfiorava neanche con lo sguardo.

Ho visto mio padre uscire ogni giorno per andare a lavorare e tornare ogni sera sempre più stanco.

Anche io volevo che mi vedessero, anche a costo di bruciare il mondo.

“Avevo vent'anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita.”

(Ancora Nizan, e ancora “Aden Arabia”, se non l’hai letto leggilo).

E avevo bisogno di musica “feroce”, perché è triste urlare da soli.

Cercavo i dischi di quelli più brutti, più sporchi, più cattivi.

Musica estrema. Brutal, Death, Gore e via con le sigle e le etichette.

Reietti che innalzavano inni al sangue, alla morte, al sesso. Budella, sputo, sperma.

E, soprattutto, adoratori del Male.

Ci misi poco, in realtà, a capire che era tutto un circo; che tutti tornavano a casa, si lavavano via il trucco ed il sangue finto e si contavano i soldi guadagnati. Non mi feriva questo, mi feriva di più il sapere che qualcuno ci credeva davvero.

I greci questa cosa la chiamavano “catarsi”; se fatta bene funziona. Funzionava allora, funziona adesso.

Se fatta bene.

Per questo, ad un certo punto, ho cominciato a cercare quelli che lo facevano bene. Quindi: via i satanisti, i nazisti, i fissati delle leggende nordiche, i vikinghi, i guerrieri, i machisti, quelli truccati da imbecilli, quelli che bevevano sangue, quelli che dissezionavano i cadaveri, i maghi e gli esperti di culti antichi, i necrofili, i fan del fantasy.

Insomma, ne restavano pochi.

Perché il Male è una cosa seria.

Vaglielo a spiegare a quei fessi dei satanisti che la paura e l’angoscia sono le più fedeli alleate di Dio. Faglielo capire che il Male, inteso come banale contrapposizione del Bene, è destinato – ontologicamente – alla sconfitta. Dimenticano che Polemos è il padre di tutte le cose.

Perdenti.

Alla fine mi restarono solo i Giapponesi.

I giapponesi ed il loro Pantheon con centinaia di migliaia di Demoni, che vivono con noi nel Naka No Kuni, la Terra di mezzo.

Gli Yurei, gli Youkai e gli Oni, non sono buoni o cattivi, sono la rappresentazione spirituale delle forze della natura: né crudeli né benevole, indifferenti.

Fu così che mi imbattei nei Sigh. E fu una folgorazione: mai ascoltato nulla di simile. Growl e chitarre ribassate, riff pesanti e claustrofobici e – all’improvviso – accecanti aperture melodiche, ridondanze prog, squarci di psichedelia, rumori stranianti, nenie orientali.

Mirai Kawashima, Satoshi Fujinami e Kazuki (batterista che, presto, sparirà senza lasciare traccia) e, successivamente, la sinuosa Dr, Mikannibal, dopo un paio dischi più canonici si evolvono in qualcosa di altro che può piacere o non piacere, ma che non lascia indifferenti.

Nei loro concerti è, ormai, Mikannibal, coperta di liquidi organici e strisce di pelle, tastierista e sassofonista originale e cantante capace di un growl erotico ed inquietante, il centro catalizzatore del gruppo.

Lei è una Kitsune, la donna-volpe, spirito ingannatore e seducente. Le Kitsune, bellissime e crudeli, sono spesso vendicative con i loro amanti. Ma Mirai non ha paura.

Dal ’93 ad oggi hanno inciso dieci dischi, tutti di buon livello, ma – per me – quello da ascoltare è questo “Hail Horror Hail”.

Perché? Perché è quello che mi piace di più.

Non sono cattivi, il Male – quello vero – è un’altra cosa, ma sono bravi o, almeno originali. Con loro posso urlare senza sentirmi troppo ridicolo.

E’ la catarsi, ricordi? E’ teatro, è tutto finto. Ma, se fatta bene, funziona.

In quanto a me, sono semplicemente cresciuto. Il disprezzo è diventato misantropia, la rabbia, cinico distacco. La mancanza di empatia scambiata per profondità. L’età ed il mio lavoro mi permettono pose da libertino ed immorale, sprezzante nelle discussioni, crudele nelle battute. Indifferente.

Innocuo.

A qualcuno sembro persino simpatico.

Ma, dentro di me, bestemmio ancora contro il silenzioso plenilunio, contro il cielo che osserva muto questo “atomo opaco del male”.

Non sono cambiato, sotto i completi di velluto c’è ancora il cuoio nero.

E vi odio, vi odio tutti.

Ah, poi quella stronzetta di biondina del secondo banco me la sono trombata.

Era pure sposata.

E con uno che conoscevo.

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