Kory Clarke è una leggenda vivente: ha vissuto tra Los Angeles, Detroit e New York prestandosi anche come autista/corriere per mafiosi locali agli inizi della carriera, prima di mettere la propria voce filtrata al vetriolo al servizio di una creatura deforme e affascinante del metal anni '90 come i Warrior Soul, sfiorando la notorietà sotto l'egida della Geffen, volendo essere una rock star, ma splendendo solo agli occhi di pochi fortunati come me che lo hanno anche conosciuto di persona.

Col tempo il successo sfumato ha lasciato spazio a tanta vita da vero "perdente" del rock, concerti sempre più minuscoli, tanto sudore e tante sostanze, abbandonando via via la contorta, psichedelica e acida vena compositiva degli inizi e producendo in serie piccoli o grandi capolavori di punk metal "spaziale" sia come Warrior Soul, che da solista, che come Space Age Playboys.

Proprio questo unico album in studio come Space... non delude le aspettative: party songs metallizzate a dovere, voce anticommerciale per eccellenza, un pugno in faccia senza tanti fronzoli, registrato nella propria abitazione con un manipolo di sopravvissuti alla scena glam losangelina come Riley Baxter (bassista transitato negli L.A.Guns).

Trentanove minuti pieni di rabbia, sudore e cocaina come dovrebbe essere ogni uscita di questo genere, interrotti da "Cities, Scenes & Thieves" (in futuro recuperata nell'estemporaneo progetto Dirty Rig), manifesto di uno stile di vita e al tempo stesso unica pillola pop di una intera carriera votata alla autodistruzione.

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