La storia dei supergruppi degli anni '70 è arcinota: sembrava quasi si facesse gara per chi riusciva ad assemblare i più grandi nomi sotto un'unica bandiera. Attorno alla metà di quella decade il percussionista e compositore giapponese Yamashita Tsutomu, ben più noto come Stomu Yamash'ta o ancor più semplicemente come Stomu Yamashta, prese dei nomi quasi esagerati, provenienti da diverse esperienze. Elettronica e kraut cosmico per Klaus Schulze, soul, blues, rhythm and blues per Steve Winwood, jazz rock per Michael Shrive e per Al di Meola, jazz e blues per Jerome Rimson. Il gruppo così eterogeneo sfornò un disco in studio sotto il nome di Go e questo live ne è la diretta conseguenza. Registrato al Palazzo dello Sport di Parigi il 12 giugno 1976, uscì con un missaggio e una qualità sonora decisamente alta, anche per gli standard attuali.

Il disco ricalca il lavoro di studio e, pur invertendo alcune sequenze, rimane abbastanza fedele all'importazione originale, che prevedeva delle suite, non troppo lunghe, suddivise in brani dall'impatto diretto e dalla breve durata, spesso molto diversi tra loro. Fondamentale per il sound complessivo è tenere conto che la composizione musicale è tutta di Yamashta, quindi le sonorità predominanti, molto giapponesi, si unisco jazz, soul, pop, funky ed elettronica formando un tutt'uno piuttosto particolare. Ognuno dei grandi musicisti sopra ricordati ha lo spazio e, ovviamente, le capacità per mettere un po' del proprio ego nelle tracce, abbandonandosi a momenti ricchi e di grande trasporto sonoro.

Se tutto inizia con protagonisti i synth di Schulze e Yamashta, pian piano che il concerto prende forma si intersecano scenari di decisa varietà, tra brani che incrociano Santana e Spencer Davis Group ("Ghost Machine"), Traffic e tradizione nipponica ("Windspin" e "Winner/Luser"), Sly & the Family Stone con Pink Floyd ("Crossing The Line"), fino alla funky blues ethnic ballad "Nature" dove troviamo un Winwood vibrante e accattivante come raramente lo abbiamo sentito e fino alla lunga e dilatata "Man Of Leo" dove domina un fenomenale Al di Meola, che si improvvisa, di volta in volta, emulo di Zappa, di Page, di Rundgren, di Holdsworth e si spinge sempre oltre, fino ad imitare se stesso e le rutilanti avventure dei Return to Forever. Come per l'inizio il finale è dedicato ai synth, in un'iperbole space elettronica di Schulze.

Disco che fa dell'eclettismo il proprio senso, trasversale come pochi, ricco di ogni cosa senza appartenere a niente e a nessuno, ottimo in composizione, ottimo in tecnica, trascinante senza avere un attimo di superfluo. Semplice, diretto, ma mai banale.

Stomu Yamashta - Go Live From Paris (1976) -- Sioulette

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