The Bad Plus è un progetto formato dal trio di musicisti Ethan Iverson (piano), Dave King (batteria) e Reid Anderson (basso, contrabbasso). La loro storia è relativamente recente: sebbene wikipedia ci dica che il loro primo incontro risale al 1989, la prima pubblicazione del "Bad Plus" è del 2001, a cui seguiranno altri sei dischi tra live e studio album, ondeggiando tra rielaborazioni e pezzi propri, fino ad arrivare a quest'ultimo album, uscito nel 2012, chiamato "Made Possible".

Il punto critico della recensione è stabilire il genere in cui si muovono questi tre terroristi musicali: si potrebbe dire che suonano post-rock in un ambiente jazz o viceversa, che hanno sonorità pop con una sensibilità jazz, che qualche volta li trovi a suonare con Joshua Redman ed il giorno dopo li trovi a suonare "We Are The Champions" dei Queen. Si può dire tutto, se ne dicono tante. Dave King, a proposito dell'ultimo album, dice di sentire nella band una grande energia punk. Appunto.

Diciamo che suonano qualcosa che sta intorno al jazz, al post-rock, al pop, toccando tutto ciò che si può toccare nel mezzo.  

L'album è, secondo chi scrive, una spanna superiore ai precedenti. Se nel campo delle cover i musicisti avevano dato prova di avere delle capacità fuori dalla norma regalandoci vere e proprie perle, nel campo della scrittura inedita alternavano buoni momenti ad altri un po' stucchevoli, che sembravano andare troppo nella direzione della provocazione e dell'ironia musicale. In "Made Possible" sembra che ci sia stata una crescita decisa in questo senso e lo avvertiamo dalle prime due tracce in maniera chiarissima: "Pound For Pound" e "Seven Minute Mind" sono brani di altissima qualità in cui ascoltiamo post-rock, jazz, prog, classica...Con un'energia che spaventerebbe un gruppo punk-hardcore (senza andare sul versante tecnico-teorico, in cui il pianista Iverson apre veri e propri mondi armonici con le sue tozze, amabili manine).

Piacevole sorpresa è l'inserimento di synth ed elettronica (di cui segnaliamo la prima presenza nel brano "Re-Elect That") che vanno a completare un quadro sonoro che in realtà ci sembrava già completo di per sé. 

Senza scrivere traccia per traccia, altrettanto piacevole è la scoperta che nell'album non ci sono particolari cali qualitativi, sebbene ci sia qualcosa di ridondante, ma proseguendo nell'ascolto scopriamo un altro pezzo di notevolissima fattura che è "For My Eyes Only" (che riprende un modus operandi tipico del "Bad Plus", un crescendo dinamico già sperimentato su altri brani, ma in cui sono davvero dei maestri). Altra segnalazione doverosa è l'omaggio in chiusura a Paul Motian, leggendario batterista jazz scomparso nel novembre 2011, con il suo pezzo "Victoria".

Appunti negativi sono un mixaggio che tende a lasciare "dietro" il lavoro di Anderson e a evidenzia un po' troppo, invece, la batteria di King, che ha anche un tocco molto deciso sullo strumento e talvolta sembra un po' eccessivo.

"Made Possible" è un album ottimo. Sempre secondo chi scrive si colloca come il migliore della loro produzione (anche se chiunque dovesse ascoltarli dovrebbe prestare orecchio alle molte cover e a diversi bellissimi brani che il trio ha suonato in passato) e segnala un livello di affiatamento ed equilibrio davvero difficile da trovare per chiunque, ancora di più per un trio che è in bilico tra tanti generi e tante sensibilità, ma che riesce a muoversi come un unico organismo ed in maniera unica ed originale, cosa ancora più rara.

Il voto è un 4, augurando che il prossimo lavoro sia ancora migliore.

 

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