"Oh oh oh oh, I got a love that keeps me waiting, oh oh oh oh, I got a love that keeps me waiting, I'm a lonely boy, I'm a lonely boy, oh oh oh oh, I got a love that keeps me waiting".

Un ritornello che ti si appiccica addosso e non ti lascia più, una melodia sulla quale è impossibile restare fermi. E' così che si apre "El Camino", settimo album della carriera dei Black Keys, un disco che si è fatto attendere ma che è stato pubblicato appena in tempo per aggiudicarsi, probabilmente, il titolo di miglior album del 2011.

Se il precedente lavoro, il pluripremiato "Brothers", aveva portato il duo di Akron formato da Dan Auerbach e Patrick Carney a raggiungere la popolarità negli USA vincendo 3 Grammy Awards e guadagnando la stima di molti colleghi, con quest'ultimo lavoro, prodotto da quel Re Mida di Danger Mouse, il loro blues-rock si appresta a conquistare il mondo.

Un disco praticamente senza difetti, composto da 11 tracce una più bella dell'altra tra le quali è doveroso annoverare il soul di "Gold On The Ceiling", l'arrembante "Money Maker", l'anthemica "Nova Baby" e la conclusiva Mind Eraser con il suo verso tormentone "don't let it be over" che penetra immediatamente in testa.

Infine una menzione va fatta per "Little Black Submarines", il capolavoro di questo disco, una canzone d'altri tempi che a molti ricorderà vecchi classici del rock come "Stairway To Heaven" o "Acqualung". Ok, non sarà originalissima forse, ma cazzo che canzone!

E poi se avete solo voglia di muovervi un pò: "Oh oh oh oh, I got a love that keeps me waiting, oh oh oh oh, I got a love that keeps me waiting, I'm a lonely boy, I'm a lonely boy, oh oh oh oh, I got a love that keeps me waiting".

Elenco tracce samples e video

01   Lonely Boy (03:13)

02   Dead and Gone (03:41)

03   Gold on the Ceiling (03:44)

04   Little Black Submarines (04:11)

05   Money Maker (02:57)

06   Run Right Back (03:17)

07   Sister (03:25)

08   Hell of a Season (03:45)

09   Stop Stop (03:30)

10   Nova Baby (03:27)

11   Mind Eraser (03:15)

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Altre recensioni

Di  ilTrattoreRagno

 I Black Keys ce l’insegnano: fare un disco che salga in testa senza grattare.

 Il crunch che ti svirgola le narici e i padiglioni auricolari, e poi con la batta che se la sviaggia con questo suono che non è uscito vivo dagli anni ‘80.


Di  Stef Write

 Weight of Love è il pezzo che non ti aspetteresti mai ad inizio album, una ballata che sa di polvere del deserto.

 Come un gambero che cammina all’indietro, i Black Keys ricordano a tutti chi sono, ma solo dopo aver spiazzato e parzialmente demolito quanto fatto finora.