Quelle poche persone che mi conoscono bene su Debaser sanno della mia insana passione musicale (ma non solo) per Les Claypool; un amore assoluto iniziato nel 1991 quando venni introdotto, con la navigazione nei mari di formaggio, al verbo dei Primus. E ad ogni uscita discografica del bassista californiano, nonchè brillante pescatore, vengo investito da uno stravolgimento ormonale senza pari; vado in brodo di giuggiole ed il cervello mi va per così dire in pappa.

Con questa introduzione mi sembra facile dedurre che non potrò mai e poi mai essere obbiettivo quando vado a raccontare di un nuovo progetto musicale del mio piccolo grande eroe; Les potrebbe anche comporre una scoreggia modulata con il suo baldanzoso basso per la durata di un intero disco: diventerebbe l'album dell'anno. Senza se, senza ma, senza dubbio alcuno.

Sul finire del 2015 sono venuto a conoscenza di questo folle ed ibrido progetto che vede coinvolti le geniali menti di Les e di Sean Lennon; non è necessario spendere ulteriori parole sulle loro rispettive carriere. Pagine e pagine sono consultabili in un nanosecondo in rete.

Sono stati mesi di febbrile attesa fino a ieri mattina quando finalmente il personale fornitore di musica della mia Domodossola è riuscito a trovare il supporto in cd. Peccato non sia riuscito a recuperare il vinilozzo che ben avrebbe campeggiato nella mia collezione a 33 giri. Artwork come al solito "cartonato" con un'immagine che sa di spaziale, di viaggio infinito nei cieli sopra di noi; registrato e mixato nella quiete del Rancho Relaxo, studio personale di Les. Immagino le tranquille sedute di componimento dove i due baldi musichieri, con calma serafica e senza fretta alcuna, hanno costruito un disco estremamente vario e curatissimo dal punto di vista musicale. Per me di facile assimilazione; mi sono bastati un paio di ascolti per avere un'idea precisa del tutto.

Un lavoro libero da schemi, molto free appunto; che sa ovviamente di Primus con quel basso imperioso e liquido che abbonda in ogni singola canzone. L'impronta seventies di Sean e la corposa psichedelia associata vengono messe in primissimo piano; del resto non scopro con questo disco l'amore di Les per i Pink Floyd e per la musica progressive di quelle gloriose annate.

Si comincia con il viaggio cosmico di "The Monolith Of Phobos", passando dalle parti del singolo "Mr. Wright" dove è il pulsare ritmico e a tratti schembo del basso di sua santità Les a dare movimento alla canzone. Con il lancinante suono della chitarra di Sean che corrobora ed intensifica l'andamento obliquo del brano.

Il narcolettico e lungo trip uditivo di "Boomerang Baby", la filastrocca per bambini che devono prendere sonno di "Captain Lariat" con quel suo sapore roots e festaiolo che sa molto di sagra paesana. Si alternano al canto Les e Sean e si prosegue con "Oxycontin Girl" che mi fa provare più di un immenso brivido perchè quel giro di basso iniziale ricorda molto da vicino "Here Comes The Bastards" dei Primus: in una versione più solare e campagnola.

Siamo alla fine e ci salutano nel migliore dei modi: "There's No Underwear In Space" è uno strumentale mantrico ancora dal sapore settantiano che si dirige con disinvoltura dalle parti dello Space-Rock. Ed ecco nei credits del brano la genialata finale; nonostante sia una canzone non cantata così viene scritto: Lennon lead vocals e Claypool vocals. Per far capire lo spirito gogliardico ed il sicuro divertimento che ha guidato il delirante duo nel comporre l'album.

Disco del 2016; ora posso già uscire di casa in questa fresca mattinata. Perchè fuori c'è la festa del paese e vado a farmi un giro. Al grido di "The Claypool Lennon Delirium SUCKS!!"

Ad Maiora.

Elenco e tracce

01   The Monolith Of Phobos (04:40)

02   Bubbles Burst (04:10)

03   There’s No Underwear In Space (03:27)

04   Cricket And The Genie (Movement 1--The Delirium) (03:52)

05   Cricket And The Genie (Movement 2--Oratorio Di Cricket) (04:16)

06   Mr. Wright (04:21)

07   Boomerang Baby (05:48)

08   Breath Of A Salesman (03:27)

09   Captain Lariat (06:00)

10   Ohmerica (05:08)

11   Oxycontin Girl (05:03)

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Altre recensioni

Di  sotomayor

 Una specie di conversazione, un incontro tra degli amici e una interazione che in qualche modo, da musicista, vuole riconoscere come la maniera più profonda di interagire possibile.

 Il disco è registrato benissimo e arrangiato ancora meglio e suona sempre in una maniera più che pulita e lineare, forse anche troppo per dare all’ascoltatore un vero e proprio profondo coinvolgimento emotivo.