"Strange days... have found us..."
Inizio del mio viaggio coincidente all'inizio del cd dei Doors. Un'atmosfera da casa dell'orrore su una voce che sembra cantare da un megafono sott'acqua. Urlare. Il basso e la batteria fanno a gara a chi è più ricercato, più bello. La consapevolezza che una volta che entri in uno "strange day" non ne uscirai mai più, puoi solo abituarti al cambiamento di scena. Senza pensare che ci possa essere un ritorno.
"You're lost little girl..."
La canzone favoletta, la chitarra da sogno, il basso che sembra una lacrima che scende giù dal volto poi la partenza attraverso la campagna su una motocicletta custom, in mezzo alle foglie che si schiudono e ai papaveri, con il sole che lo potresti spegnere e accendere come un enorme abat-jour, all'improvviso la voce se ne va resta solo l'odore di sole misto al fango e torna la voce, riprende a piovere luce impossible "Yes but it's true..." si entra con tutti e due i piedi dentro un sogno impossibile...
"You're lost..."
Silenzio.
Rumore.
Tanto rumore.
Energico riff di chitarra che introduce un incontro sessuale riletto e ripensato.
"Love me two times, one for tomorrow one just for today..."
La ragazza accondiscendete che non parla più, si lascia trasportare dalla vostra fantasia erotica spinta ai limiti del fisico, ma sembra proprio che la canzone sia una canzonetta qualunque, una canzonetta dal testo patetico e scontato.
Piccolo attimo di energia con poco lirismo.
Ma è pur sempre un bellissimo blues.
Poi riprende la favoletta di prima, stavolta dal viale raggiungiamo il lago, c'è una festa e tutti fumano e tu sei sempre infelice, "Unhappy Girl", cosa vorresti di più, qualcuno ha creato questa musica celestiale per te e tu credi di poterti innalzare a icona quando sei solo un bersaglio e dovresti essere felice, ragazza, non infelice, c'è tutto un mondo di chitarrine e distorsioni inventato apposta per te, basta perdersi nel mezzo della tempesta, tra le "Horse Latitudes" della traccia 5, un'anticipazione delle preghiere americane di qualche anno dopo. Tra comizio tempesta e rumori di pianoforte adeguati all'ambiente che decade, stranito, stravolto da sè stesso. Un utopico presidente degli stati uniti, dei festeggiamenti lisergici dopo che si è navigato un pò verso il drive in più intenso che la natura possa offrire, la visione della luna raggiunta scalata e agognata, in compagnia di una passeggera da spronare e incitare, spaventata ma curiosa, il clamore di un fiume argentato che conduce verso l'astro più bello del cielo, le onde di lato che si mettono a sospingerti in alto, Ray che ti guarda da dietro i suoi occhiali e ti dice "niente paura, agli effetti poco speciali ed emozionanti ci penso io, che sono più triste di te".
E tu il biglietto del viaggio, emozioni incluse, l'hai acquistato sudando una fase di post adolescenza ritirata in casa.
Poi il capolavoro.
Una voce che si arrampica al muro delle percezioni più recondite, quelle intuizioni che ti fanno sentire tanto alieno e poco uomo, quei listoni di parquet saltati dal terreno che si appendono ai tuoi sensi, quello stare in mezzo a una corrente che non puoi guadare...
"When you're strange, no one remembers your name..."
Questa era "People Are Strange", intanto ci si accorge a intermittenza di essere al mondo e quindi di aver visto "My eyes have seen you..." certo sempre in mezzo alla penombra di quella parabola infinita di silenzi e ammiccamenti, in quelle scale che sembrano condurre a qualcosa ma in realtà sono capitomboli e capriole verso il già pensato... e allora vuoi urlare!
Ma chi me lo ha fatto fare di fare un viaggio che debba finire, io il biglietto lo avevo pagato per l'infinito, qua mi hanno truffato, il disco mi ha stancato, non lo sento più.
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