Siamo di fronte ad un muro, fermi a guardarlo. Siamo tranquilli, non ci può succedere nulla; il muro ci protegge. Ma, all'improvviso, si sente una musica provenire dall'altra parte: incuriositi cerchiamo di passare dall'altra parte. Non vogliamo scavalcare questo muro, vogliamo distruggerlo, per vedere cosa c'è oltre; al di là ci sono una batteri, una tastiera una chitarra ed un microfono.

Uno alla volta i musicisti si mettono al loro posto e comincia uno dei più folgoranti esordi nella storia del rock. Si comicia: "Break On Through (To The Other Side)", due minuti che rappresentano l'inizio di una band che è ancora oggi risulta apprezzata e stimata: con la prima canzone, un allegro pezzo rock in cui la voce di Jim Morrison appare in tutta la sua chiarezza baritonale, i Doors danno subito voce ad una generazione che deve riuscire ad esprimersi liberamente, facendo crollare quei muri di pietra che costituivano le regole. E' il 1967, è la vigilia della rivoluzione culturale: la figura di Jim Morrison, poeta e cantante, dedito all'eccesso dionisiaco, è un'icona per i giovani che vedono in lui un leader ribelle, capace di dar voce ad un'agitazione che si sta creando nel sottosuolo della società. Ma Morrison è solo uno dei quattro componenti del gruppo; un'altra figura che subito si distingue è quella di Ray, il tastierista: già nella seconda canzone, "Soul Kitchen", il suo organo crea delle atmosfere oniriche e sfuggenti, che accompagnano la calda voce di Jim in questo sogno dai toni caldi. Ma è probabilmente nella terza canzone, "Crystal Ship", che il pianista dà dimostrazione delle sue abilità: in questa ballata malinconica è un semplice pianoforte ad accompagnarci in un lungo sogno alla fine del quale ogni cosa sarà al suo posto, e i protagonisti alla fine si ritroveranno ("we'll meet again, we'll meet again") dopo aver passato dolori e disagi ("the days are bright and filled with pain").

In "Twentieth Century Fox", la quarta canzone, la chitarra di Robby ci fà da introduzione alla canzone più leggera del disco: alle visioni dei precedenti pezzi, si sostituisce un rock sano, più classico. In "Alabama Song (Whisky Bar)" si sente ancora una volta il genio dei musicisti: il pezzo, infatti, è un remake di un'opera tratta da uno spettacolo teatrale di Brecht. Poi, improvvisamente, uno dei più famosi motivi della musica rock: "Light My Fire". Scritta dal chitarrista Robby, è probabilmente il loro pezzo più famoso. E' soltanto con la successiva "Backdoor Man" che il tono cambia: dalle atmosfere sognanti dei primi pezzi, passando per le semplicità o per i virtuosismi tecnici, si arriva al blues. La batteria di John batte perfettamente il ritmo in pieno stile jazz, mentre il piano si diverte con pregevoli toccate. Il ritmo si fa più incalzante: "I Looked At You" è la canzone più breve dell'intero album e probabimmente la meno rilevante. Ma poi ci si arresta di nuovo: "End Of The Night". In questo brano, una sorta di tragica favola dell'orrore, la splendidamente profonda voce di Jim ci rende fragili, smarriti, mentre la batteria, l'organo e la chitarra creano un'elegante melodia tutt'intorno.

"Take It As It Comes" sembra preannunciare un finale allegro, ma già dai primi secondi di "The End" si capisce che la fine è, nella sua implacabilità, tragedia.

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