Erano abituati a suonare in piccoli club. Avevano iniziato nei primi giorni del marzo 1966, con un ingaggio da pochi spiccioli al London Fog, un umido locale lungo il Sunset Strip, a San Francisco. Col tempo il loro stile si affinò e le qualità di frontman del loro leader crebbero a dismisura, fino ad acquisire la capacità di manipolare il pubblico a suo piacimento, durante i concerti. Un giorno, il virtuoso chitarrista della band, Robby Krieger, entrò in sala prove dicendo che aveva un scritto un pezzo, e che gli sembrava buono: era "Light my Fire". E loro erano i Doors. E lo "sciamano" era Jim Morrison.

Nel 1967 venne pubblicata la loro prima opera, "The Doors", per l'Elektra Records, che fece rimanere a bocca aperta tutti quelli che, in quel periodo, si interessavano di quel rock che ancora era in una fase di "rodaggio". Il singolo, "Light my Fire" appunto, rimase primo in classifica per parecchio tempo. Il riff di tastiera iniziale, il solo di chitarra e i versi di passione incendiaria di Jim sono inconfondibili. Purtroppo questo magnifico pezzo sarà, in futuro, rovinato da abominevoli cover negli anni a venire. L'album, è un cocktail esplosivo di blues, rock psichedelico, beat e poesia decadente. Si apre con l'inno generazionale "Break on Through", anche questo famosissimo, un hard-rock sormontato dalle urla ribelli di Morrison. Poi, senza accorgersene, si entra nel lato psichedelico e misterioso dei Doors, con "Soul Kitchen" (dedicata ad un ristorante che frequentava Jim) e "Christal Ship" (contenuta nella B-side del singolo che scalò le classifiche). In quest'ultima, il cantato baritonale del "Re Lucertola" è immenso, ci accompagna attraverso le "porte della percezione" in una dolce melodia che muore nel crescere del piano di Manzarek. Dopo il blues piacevole e leggero di "Twentieth Century Fox", dove si parla di una misteriosa donna, si passa all'episodio più straniante del disco, "Alabama Song", dove si mescolano le atmosfere cabaretistiche con il rock-blues psichedelico dei nostri. Anche qui, la performance del cantante è superlativa. Accompagnato dall'organo stralunato di Manzarek, Jim narra di un vagabondaggio alticcio nella notte, verso il prossimo "wiskey bar". Dopo "Light my Fire", la cover-blues con allusioni al sesso anale di "Back Door Man", la melodia di "I Looked at You" e "Take As It Comes" e la fiaba terrorizzante di "End of the Night", arriva, inaspettata ed implacabile, la Fine.

"The End" è il titolo di questo raga allucinogeno arricchito di ricami orientaleggianti e improvvisazioni, dove Jim invoca una rappresentazione rock del mito de "L'Edipo Re" che sfocia nella più censurata delle strofe: "Father, yes son, I want to kill you...Mother, I want to fuck you, yeah!!" Si dice che durante l'unico concerto a cui assistette la madre di Jim, mentre cantava questa strofa, egli trovò sua madre in mezzo al pubblico e la fissò intensamente mentre intonava questi versi. Il pezzo fu ripreso anche per le musiche di "Apocalypse Now", il capolavoro di Francis Ford Coppola incentrato sulla guerra del Vietnam. "The End" consacra i Doors nell'Olimpo del rock.

Dal momento in cui venne pubblicato questo disco, i Doors non potevano più permettersi di suonare in piccoli locali come il Wiskey e il London Fog. Per questo essi dovettero iniziare a tenere i loro live in ampi spazi come piazze e stadi, dove il pubblico accorreva numerosissimo. Qualche tempo dopo uscirà "Strange Days", a mio avviso il vero capolavoro dei Doors, anche se poco conosciuto e non molto apprezzato che soprattutto in quel periodo, non vendette molte copie.

Jim Morrison, lo"sciamano", il "Re Lucertola", l'unione fra un colto poeta decadente e un animale da palco, è rimasto nella storia per la sua capacità di saper muovere ed esaltare le masse per la sua volontà di voler oltrepassare i limiti, di oltrepassare "le porte della percezione, quelle che ti fanno vedere le cose come veramente sono, infinite".
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