E' di questi giorni la confortante ed attesa notizia sul nuovo disco dei Dream Syndicate: è pronto ed uscirà il prossimo 8 Settembre. Sapete già come la penso sulla band e su Steve Wynn: da decenni si sono meritati un posto in primissima fila nelle mie assolute eccellenze musicali.
"Out Of The Grey" è il terzo disco della band californiana; pubblicato nel 1986.
Ahahahahahahahahahahahahahah; scusate la grassa et grossa risata ma ora vi spiego il motivo di tale mia ilarità.
In tutti questi anni ne ho sempre lette di ogni sul disco; nella maggior parte dei casi commenti del tutto negativi.
Per qualche critico saccente si tratta di un lavoro bolso (e che cazzo vuo dire poi bolso, scusate!!), svogliato, malprodotto dallo stesso nuovo chitarrista entrato nel gruppo da pochi mesi. Per altri ci troviamo di fronte a canzoni fiacche ed anonime (??), aggiungendo anche un cantato e dei testi per nulla ispirati da parte di Steve; esecuzione delle canzoni non troppo convinta da parte di una band che sembra svolgere il minimo indispensabile, senza nessun tipo di divagazione acid-psichedelica.
Potrei andare avanti ancora con i giudizi critici che ho letto in tutti questi anni su riviste di settore ed anche in rete; giudizi per me totalmente sbagliati, fuori luogo e che non condivido per nulla.
Una cosa è certa: l'album in questione non raggiunge le irrangiungibili vette (perdonate il bisticcio di parole) dei suoi due predecessori "Medicine Show" e "The Days Of Wine And Roses" (soliti immensi brividi soltanto nel riportare i titoli di queste due autentiche opere d'arte del Rock Americano degli anni ottanta). E' altresi vero che un chitarrista esplosivo, dinamico, mai fermo come Karl Precoda sia molto difficile da sostituire; Paul B. Cutler ha un suono ed un atteggiamento molto più disciplinato, attento e ragionato. (Ricordiamoci sempre che è sua la spumeggiante ed irresistibille chitarra che ha reso leggendario il "Live At Raji's" che i nostri suonarono nel Gennaio del 1988 concludendo la prima parte della carriera, fino alla reunion del 2012).
Mi chiedo come sia possibile non schizzare dalla poltrona ed aumentare il volume dello stereo quando partono le primissime note di "Forest For The Trees": furiose ed incontrollate le bordate tirate dalle due chitarre, sostenute da quel basso così presente di Mark Walton e dalla batteria secca e pungente suonata, senza mai perdere un colpo, da Dennis "il metronomo" Duck.
Il Rock Blues forte e roccioso di "50 In A 25 Zone" dove è proprio un assolo ispiratissimo di Cutler a far decollare il brano; la brillantezza easy listening di "Now I Ride Alone". Ed arriviamo al capolavoro del disco "Boston": la Mia canzone preferita del Sacro Sindacato!!!. Con quel riff portante della sei corde così epico, dannatamente coinvolgente (l'ho provato dal vivo e posso confermare il tutto). Proverbiale e da antologia il suo incedere in continua crescita, in drammatica ascesa fino al finale dove tutta la strumentazione viene messa a dura prova dai musicisti che si lasciano andare, mollano i freni e ci regalano un qualcosa di inenarrabile da tanto bello e coinvolgente.
E ci sono ancora almeno tre pezzi da massimo dei voti.
Ma qui mi fermo perchè il mio impianto stereo sta diffondendo le prime note di "Boston" e non posso rimanere seduto....
Come sempre mi accade massimo dei voti ai Dream Syndicate.
Ad Maiora.
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