Los Angeles 1982.

Quel giorno non ricordo quanto avessi bevuto e come al solito mi ritrovai dentro al letto di Karl. Mi disse che verso sera doveva andare in studio con i ragazzi per aggiustare alcuni arrangiamenti prima delle ultime registrazioni. Pensai: "I giorni del vino e delle rose, bel titolo per un disco."

Venne il crepuscolo e Karl uscì  dal bagno con le sue solite pupille a capocchia di spillo, era bello quanto marcio e quando imbracciava quel cazzo di chitarra, pareva che tutto quel marcio e quell'acido andasse a finire direttamente sullo strumento , sulle corde e passasse per il cavo per poi uscire come un'urlo incazzato dall'amplificatore.

Andai con lui agli studi portandomi dietro i postumi di una sbronza iniziata al mattino. Steve, Kendra e Dennis erano già lì al nostro arrivo e Karl mi presentò al gruppo come una vecchia amica, si svolse tutto molto in fretta, una veloce stretta di mano con i tre e poi mi fecero accomodare con un tizio davanti al mixer per assistere ai lavori. Fumavo sigarette e bevevo robuste dosi di caffè allungato con l'acqua, mentre i ragazzi al di là del vetro parlavano tra loro,  discutevano e strimpellavano fraseggi e note che da li a poco sarebbero diventate un vero e proprio disco (e che disco). Ora,  non so con esattezza quanto tempo andarono avanti a provare e riprovare l'ultimo brano, ma quando finirono, uscirono tutti dalla stanza  molto soddisfatti. Era tempo di ascoltare.

Non avevo mai sentito nulla di simile fino ad allora, ma vi posso assicurare che il tempo dei fiori e delle canne era finito da un pezzo, e anche il Punk era arrivato oramai alla frutta: dentro a quella musica, a quei testi, c'era poesia, c'era amore, c'era rabbia, emergeva il disagio sociale di una band di periferia che sarebbe esplosa in poco tempo.

Sono passati molti anni da allora, i critici musicali tutt'ora dicono che i Dreame Syndicate sono stati i padri seminali della paisley underground e con "The Days Of Wine And Roses" la musica californiana americana indipendente non fu più la stessa, tingendo dalla psichedelia anni 60' e mescolandola con il post punk dei primi 80.

Un disco da ascoltare tutto ad un fiato che a distanza di 26 anni dall'uscita, riesce ancora a dare forti emozioni a lasciare il segno. Io personalmente non ho più visto quei ragazzi, ho saputo anche che Karl nel 1984 dopo il successo di "Medicine Sow " ha lasciato la band e in tanti dicono che senza di lui,senza la sua chitarra acida,  i DS non saranno mai più gli stessi. Sarà anche vero ed è altrettanto vero che tutto ha un'inizio e una fine, ma io quei "giorni del vino e delle rose" gli ho vissuti veramente e posso dire con tutta franchezza che sono stati bellissimi.

 

coccagnocca.

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