L’esordio con i suoi Mothers of Invention fu un doppio LP. No, signori, nulla a che vedere con le opere rock del decennio seguente, né con le lunghe suite progressive o roba del genere: un album doppio perché stracolmo di idee, che il buon Frank aveva maturato da quando, giunto in California, aveva scoperto quello che poi sarebbe stato la sua vita, la musica, da quando ascoltava Ballard, da quando conobbe Beefheart, da quando iniziò a divincolarsi tra sperimentalismo e romanticismo, in un panorama underground come quello di Los Angeles dove personaggi così eccentrici ancora non erano visti di buon occhio. Non fu facile. Anni e anni di prove, di studi, di protesta, alla ricerca della massima libertà creativa. L’absolutely free, appunto.

Freak Out!” esce nel 1966 ed è un prodotto di una varietà impressionante: in esso sono tranquillamente accostati alcuni inni di protesta giovanile (l’iniziale “Hungry freaks, Daddy”, “Any way the wind blows”), influenze beat e blues (“I ain't go no hearth”, “Motherly love”, “You didn’t try to call me”, dove vengono fatte prove di destrutturazione), elettronica (“Who are the brain police”), brani acid rock (la fantastica “Trouble comin’every day", da alcuni definita addirittura un rap arcaico), soul (“How cold I be such a fool”), rock’n roll ("I’m not satisfied”), doo-wop songs (“Wowie zowie”), free-jazz (“It can't happen here”) esperimenti di avanguardia con collage di musiche e rumori (“Help, I'm a Rock” e il capolavoro “The return of the son of monster magnet”) con un cabarettistico uso delle parti recitate, e infine quelle canzoncine da lui stesso definite “stupide” (“Go cry on somebody else's shoulder”), nelle quali però si celava una saggia ironia nei confronti di chi si opponeva a un giusto cambiamento, a una giusta rivoluzione da portare avanti in quegli anni.

Ironico prima di tutto con sé stesso, Zappa ricreava il suo mondo freak partendo proprio da chi di chi questo mondo aveva paura, dai perbenisti ai tradizionalisti, dal potere americano ai quartieri metropolitani. Il suo messaggio è forte, dannatamente attuale, le sue rabbie sembrano prender corpo da versi simili a dure sentenze, il suo pensiero va ben oltre il famigerato orizzonte. Zappa non è stato solo musicista, chitarrista, compositore, satiro, poeta: è stato l’innovatore per antonomasia, l’artista a tutto tondo, il genio della rivoluzione non solo musicale del secondo Novecento, precursore di svariati movimenti musicali e culturali.

Dopo questo "Freak Out!", che indicare semplicemente come “pietra miliare” del rock sarebbe fin troppo riduttivo, il genio di Zappa avrà modo di regalarci le sue idee, le sue pazzie, le sue sperimentazioni, il suo talento in circa ottanta album, fino alla sua prematura scomparsa nel 1993.
Uno di questo mondo impiegherebbe una vita solo per ascoltarli tutti; lui, che in soli 27 anni li ha partoriti, probabilmente non era uno di questo mondo…

When once you find that the way you lied  Una volta che ti dovessi rendere conto di aver mentito
and all the corny tricks you tried,  e di tutti i trucchi mediocri che hai tentato,
will not forestall the rising tide of  non ci sarà prevenzione alla marea crescente
hungry freaks, daddy...  di freaks affamati, papà…

Ma dopo ben 40 anni, cara America, siamo punto e a capo.

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