Provate ad ascoltare una canzone a caso dei National. Bene, già dalle prime note penserete: sì, questi sono i National. In vent’anni di carriera la band è riuscita a crearsi uno stile unico, un marchio di fabbrica vincente, che tutti riconoscono da subito. Questa è la forza dei National, questo è ciò che li ha fatti diventare una delle band rock più iconiche di questo inizio secolo.
Da piccola band indipendente che ascoltavamo solo noi nella nostra cameretta, è divenuta poco a poco band le cui canzoni venivano trasmesse in serie tv e pubblicità, per finire addirittura sulle radio più commerciali. Ed ogni volta che i National annunciano un nuovo album, l’attesa è sempre spasmodica: l’hype cresce e la curiosità di sentire le nuove canzoni ci fa diventare impazienti. Poi, quando giunge finalmente la data d’uscita dell’album, eccola: quella melodia inconfondibile, quella voce famigliare. Ecco quel suono che tutti noi aspettavamo e volevamo sentire.
I Am Eeasy To Find è l’ottavo album della band di Matt Berninger, ed esce in quel momento della carriera in cui i National possono permettersi un album più coraggioso, più corale, meno da inni rock e più da opera confessionale. Per la prima volta nel disco sentiamo molte voce femminili, oltre a quella baritonale di Matt. Per la prima volta sentiamo un intero coro classico, sentiamo brani in cui Matt è quasi solo voce di sottofondo, sentiamo aperture musicali che mai prima d’ora i National avevano affrontato.
Nel disco precedente, Sleep Well Beast, Matt era da solo ad affrontare i demoni della vita. Era da solo a raccontarci della sua travagliata situazione sentimentale, oscura e malinconica. In questo nuovo I Am Easy To Find invece Matt si fa aiutare da un universo di voci, si fa sorreggere da tante mani amiche.
La calda voce di Gail Ann Dorsey la troviamo nel brano che apre l’album “You Had Your Soul With You“, e la sentiremo anche in altri pezzi lungo la tracklist. Poi c’è Sharon Van Etten in “The Pull Of You“, e Lisa Hannigan nella lunga “So Far So Fast“.
Musicalmente, la band il questo album unisce i suoni di tutti i dischi precedenti,raccoglie le cose migliori fatte in passato per maneggiarle e dar loro nuova forma in questo I Am Easy To Find che è, senza dubbio, il disco più coraggioso dei National.
“Quiet Light” ad esempio sembra continuare il discorso intrapreso nel precedente album del 2017. Una sommessa ballata accompagnata da un triste pianoforte e da Matt che lotta ancora con il suo tormentato matrimonio fallito. “I’m just so tired of thinking about everything / I’m not afraid of being alone” canta Matt mentre flebili suoni elettronici fanno da contraltare al suo vocione avvolgente e mesto.
Tenue e oscura è invece “Roman Holiday“, che sembra arrivare direttamente dal periodo di Boxer (uscito nel 2007). Un brano dalla batteria più presente, dal pianoforte appena sfiorato con le dita, dall’aura nera che aleggia sopra la voce di Matt e dalla voce femminile che fa da contrasto e che emana calda intimità.
Uno dei miei brani preferiti è “Rylan“, che mi ricorda tantissimo le canzoni di Trouble Will Find Me (il disco dei National a cui sono più legato e che adoro alla follia, uscito nel 2013). Qui è il rock raffinato ed emozionante a primeggiare, profondo e pervaso di un’introspezione formidabile.
La conclusiva e delicata “Light Years” si porta addosso invece lo stile pop elegante del periodo di High Violet (del 2010), diventando l’unico brano potenzialmente da inno, da hit, di quest’album.
I testi di Matt Berninger sono sempre delle stupende poesie. Sono letteratura contemporanea, che racconta con piglio moderno della quotidianità della vita. Matt scrive testi a volte duri, violenti, e crea immagini anche con poche frasi. Una scrittura che è descrittiva e potente, che lascia viaggiare la nostra immaginazione oltre che emozionarci.
Esempio di ciò è l’incredibile “Not In Kansas“, forse la canzone più ambiziosa e coraggiosa di questo nuovo album. Leggendo il testo, sembra di avere tra le mani un racconto di Leonard Cohen. Sembra di scorrere tra le pagine di un romanzo di Donna Tartt. Una lunga poesia fatta di citazioni, di dettagliate immagini di un America che Matt sente stretta, nella quale Matt non si sente più sicuro.
You even get to wear a dress
And feed his flesh to wayward daughters
Everyone is so impressed
Teachers, neighbors, and mothers, fathers
First Testament was really great
The sequel was incredible
Like the Godfathers or the first two Strokes.
[…]
I always wake up way before the weather
My mother needs an army
But I’m leaving home and I’m scared that I won’t
Have the balls to punch a Nazi
Father, what is wrong with me?
I Am Easy To Find non è un disco facile. Ci si deve approcciare con calma, sviscerando ognuno dei sedici brani con delicata lentezza. Strato dopo strato, canzone dopo canzone, si entra nel disco e non si riesce più ad uscirne. Va assaporato, come un vino d’annata. Va gustato a sorsi, così da percepire ogni minima sfumatura, ogni minimo suono, ogni piccolo dettaglio di questo complesso e bellissimo album.
Una volta dentro però, I Am Easy To Find diviene un tesoro. Un tesoro stratificato, a più dimensioni, che si apprezza soltanto dopo aver penetrato ogni singolo strato. Musica, testi, voci e controvoci, chitarre pianoforti batterie e archi vanno sviscerati completamente per riuscire a capire quanto sia bello e coraggioso questo disco.
Ci si deve abbandonare ad I Am Easy To Find. Ci si deve lasciar catturare, avvinghiare, e ci si deve perdere e lasciare che siano le note e le parole a mostrarci la strada per uscire.
I National dimostrano ancora una volta di essere i migliori, di essere una band rock senza etichette e senza più limiti. I Am Easy To Find emoziona e commuove, stupisce e affascina. I Am Easy To Find è, ancora una volta, un grandioso bellissimo album dei National.
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