Sto parlando del 1968.
Ora, per favore mettete via quelle canne, chiudete negli armadi le ridicole collane e i pantaloni a zampa.
E poi finitela con quegli slogan, tanto lo sapete che non si realizzeranno mai.
Sto parlando del 1968, ma non quello utopistico e fricchettone della West Coast o di Parigi, noi siamo a New York.
In mezzo a puttane, drogati, ubriachi, spacciatori e truffatori che aspettano solo che tu ti distragga per infilarti due dita in culo, qui non ci sono hippie.
Stasera suona un gruppo, alla factory di Andy Warhol: i Velvet Underground.
"perchè mi fa sentire come se fossi un uomo
quando mi metto un ago nella vena
e ti dico che le cose non sono più le stesse
quando mi lancio nella mia corsa
e mi sento proprio come il figlio di Gesù
e penso che non lo so nemmeno"
Si dice che soltanto cento persone acquistarono il primo disco dei Velvet Underground, ma ciascuno di quelli oggi è un critico musicale o un artista rock.
"cercherò di annullare la mia vita
perché quando il sangue comincia a scorrere
quando schizza su per la siringa
quando mi sto così avvicinando alla morte"
I Velvet Underground inventarono la paranoia in musica,
il malato,
la degradazione della vita moderna,
l'alienazione urbana,
la disperazione esistenziale,
la solitudine cronica,
la violenza morale,
la violenza fisica,
l'Inferno e il Paradiso insieme.
I Velvet Underground inventarono la rivoluzione di secondo grado, ovvero si ribellavano ai fricchettoni sessantottini che a loro volta si ribellavano a quel sistema proibizionista-ipocrita pre-esistente.
Come due binari di una ferrovia che mai s'incrociano, si toccano o si guardano, così i Velvet Underground e il Flower Power.
E mentre il merchandising incedeva, con un Jim Morrison stampato in milioni di fottutissime copie, ritratto come Cristo in croce, i Velvet Underground si presentano vestiti di nero, spalle al pubblico.
Tu non sapevi che faccia avevano.
E mentre i Jefferson Airplane inneggiavano all'amore libero, i Velvet Underground ti urlano in faccia il sadomasochismo ("assaggia la frusta, colpiscimi dolce padrona, bacia lo stivale").
E mentre Simon & Garfunkel pizzicavano le corde dell'anima con la loro chitarra acustica, European Son con quelle unghia ti graffia, col sangue che schizza, coperto dal rumore che non ti fa respirare, dal quale preghi di uscire, premere stop e gettare dalla finestra quel Cd che ti sta facendo solo male.
E sai perché?
Perché ti sta facendo ricordare che la vita non è quella delle pubblicità del Mulino Bianco o della famiglia Boccasana e poi poi ancora.
Un mondo migliore non esiste.
Un mondo migliore non è mai esistito.
I Velvet Underground erano pessimisti.
Pasolini era pessimista.
I Velvet Underground suonavano una volta per ogni locale della città.
Dopo la prima volta, nessuno chiedeva loro di tornare.
Erano totalmente fuori sintonia con il pubblico che, rallentato dai vari derivati della cannabis, non capiva.
Loro andavano cento volte più veloce del pubblico per effetto delle anfetamine.
Nell'ultimo locale, però, tra il pubblico c'era Andy Warhol, il re della Pop Art, che, con al seguito artisti di strada, volle i Velvet Underground per la sua magnifica idea: l'Exploding Plastic Inevitable.
L'Exploding Plastic Inevitabile è uno show multimediale dall'impatto sonoro e visivo devastante.
I protagonisti sfilano sul palco con fruste e stivali di pelle, enormi torce elettriche, siringhe ipodermiche, bilancieri e croci di legno.
Filtri di gelatina di differenti colori trasformano le immagini di vecchi film in caleidoscopi colorati. Tutto viene fuso insieme in un'estasi di isteria collettiva, in un rituale edonistico in cui i fantasmi del dolore vengono trasfigurati in arte e poi esorcizzati.
I Velvet Underground si sciolsero due anni dopo ma non se ne accorse nessuno. Una decina di anni più in là, Lou Reed (il frontman dei Velvet Underground) pubblicò un album che vendette abbastanza. Le cento persone di cui prima dissero: "Hey, ma quello non è il cantante di quel gruppo che..."
Da qui cominciò il mito dei Velvet Underground.
Pace.
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