'A Deeper Understanding' (Atlantic Recordings) è stato da molti definito come uno dei dischi dell'anno e quello che ha chiaramente consacrato il successo dei War On Drugs, un gruppo che colpo dopo colpo, a partire dagli esordi (oramai quasi dieci anni fa con il disco 'Wagonwheel Blues' nel 2008) e fino all'ultimo 'Lost In The Dream' del 2014, non ha praticamente mai sbagliato nulla, pure passando indenne a un evento traumatico come l'abbandono del chitarrista Kurt Vile che con il frontman Adam Granduciel costituiva il principale punto di riferimento della band e la cui conseguenza è stato un remiscelarne radicalmente la composizione.

Va detto che apparentemente questa separazione abbia giovato a entrambe le parti in causa. Da allora infatti sia la fama dei War On Drugs che quella di Kurt Vile non ha fatto altro che aumentare, tanto che entrambi oggi, seppure ognuno con le proprie caratteristiche e sonorità (che spesso possono anche coincidere), sono considerati tra le principali realtà nella musica americana indie-rock contemporanea.

Con questo disco, come detto, i War On Drugs lasciano la Secretly Canadian e firmano per una etichetta importante come la Atlantic Records. Chiaramente il disco era particolarmente atteso e le aspettative dei fan e della critica giustamente alte dopo gli elogi distribuiti a destra e a manca per 'Lost In the Dream'.

Prodotto dallo stesso Adam Granduciel, il disco viene considerato come un passo in avanti verso la maturità da parte del gruppo che in questo disco abbandona sonorità più shoegaze e neo-psichedeliche che potevano avere contraddistinto in alcuni casi l'impianto fondamentalmente indie-rock delle loro composizioni, per svolgare in maniera diretta verso un cantautorato indie che molti hanno voluto definire come una nuova direzione per la musica americana nella seconda decade del nuovo millennio.

Va detto che proprio per questa ragione, il disco potrebbe avere forse deluso i fan più appassionati a sonorità più facili e easy-listening, che comunque qui non mancano, anche se tutto viene proiettato nella direzione di focalizzre l'attenzione sul songwriting di Granduciel, quasi come volerne avvolgere la figura in un ideale cono di luce come si faceva sui palcoscenici dei teatri d'avanspettacolo di una volta.

Per la verità, non trattandosi di uno scrittore particolarmente efficace, Granduciel punta tutto comunque su quel gusto della melodia che del resto è una costante della band e negli arrangiamenti parecchio evocativi e ricchi di un certo uso evocativo dei synth e delle chitarre, che danno al sound del disco un suono nel complesso rarefatto e poco concreto, ma che alterni atmosfere più dream-pop ('Pain', 'Strangest Thing', 'Nothing To Find', 'Thinking Of A Place') a certi trionfalismi di derivazione U2 peraltro già mutuati dai Coldplay ('Up All Night', 'In Chains').

Non mancano chiaramente momenti più 'intimi' come le ballate ' Knocked Down' e 'Clean Living' e la conclusiva 'You Don't Have To Go', probabilmente la canzone più rappresentativa dell'album e che pure iniziando come una ballata per pianoforte, si allarga anch'essa come alcune delle composizioni più plateali dei Coldplay in una ricerca disperata, già riscontrabile in altri episodi dell'album, di incrociare per caso da qualche parte Bruce Springsteen oppure addirittura Neil Young.

Se infatti avete letto da qualche altra parte questi riferimenti, relativamente a questo album e lo avete poi ascoltato ricercando le tracce di due dei più popolari songwriter del continente nord-americano (i più popolari in assoluto probabilmente dopo Bob Dylan) e invero non avete trovato nessuna impronta che vi riconducesse in qualche maniera a quel vero songwriting americano e che pure non manca di proporre nuovi artisti più giovani e allevare nuove leve di cantautori, posso dirvi che non siete stati distratti, perché qui dentro di quel tipo di songwriting non c'è proprio nulla.

Per la verità, se devo essere sincero, non ci sono dentro questo disco proprio contenuti di nessun tipo e se pure si possa considerare innegabilmente che 'A Deeper Understanding' sia comunque un disco ascoltabile, io non posso allo stesso tempo che concludere con tutta l'onestà di cui sono capace nel definirlo come la più grossa presa per il culo dell'anno 2017.

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