I Toiling Midgets sono la dimostrazione che non esiste una correlazione tra la popolarità di una band e la loro qualità. La correlazione invece esiste con la fama che un gruppo acquisisce, fama che può essere diffusa anche solo tra pochi fortunati.

I Toiling Midgets sono delle leggende viventi, vi dicono qualcosa band come Sleepers e Negative Trend? Chi si intende di criminalità sonora sa sicuramente di cosa sto parlando: Ricky Williams, ex-cantante degli Sleepers, Tim Mooney, primo batterista degli originali Sleepers, e Craig Gray, fondatore, insieme a Mooney dei mitici Negative Trend erano dei delinquenti sonori (non dimentichiamoci che dai Negative Trend nascono anche i Flipper!) e tra il '77 e l'80 registrarono album che facevano tremare i muri, vero e puro hardcore.

Questi (i nostri eroi) danno vita intorno al 1980 ai Toiling Migdets (che potrebbe significare "gli omini che si affaticano", mah!?), e se pensate che le coordinate della loro musica siano sempre quelle vi sbagliate di grosso. I Midgets vanno oltre abbandonando il passato, o meglio superandolo, diventando l'altra faccia della foga selvaggia e nichilista dell'hardcore, mantenendo lo stesso pathos ma esprimendolo in maniera enormemente più sofisticata, portando quindi la rabbia ad un livello non più esteriore ma interiore.

Nel 1982 i Toiling Midgets pubblicano il loro primo LP, "Sea of Unrest" e avevano maturato quello che per certi aspetti era già post-hardcore. Già l'inquietante copertina è molto significativa, la loro musica è infatti in perenne bianco e nero, i fraseggi delle chitarre sono delle scale di grigio che si alternano, l'umore generale rimane sulla paranoia e la prevalenza del nero sul bianco crea un'atmosfera malata. Di primo acchito questa musica potrebbe sembrare quanto di più lontano c'è dall'hardcore, ma ci si rende subito conto di come l'attitudine sia la stessa.

Tim Mooney alla batteria dimostra una gran fantasia non avendo alcun problema nel cambiare continuamente tempo e dialogando con le chitarre, sempre preciso e azzeccato. Il canto di Ricky Williams ricorda non troppo vagamente David Bowie, ma oscilla continuamente tra l'ubriaco e la crisi di nervi. Cambia continuamente intonazioni vocali in un'altalena di alti e bassi, difficilmente segue il resto del gruppo, a volte sembra il contrario. Chitarra e basso sono sempre in primo piano e sono la vera chicca del gruppo: scale, fraseggi, salite-discese, stridono, riescono a graffiare l'anima e ad essere malinconici, mai banali, sempre presenti con un pizzico zuccheroso di glam che li rende più stranianti.

Tutte le canzoni dell'album sono ad un ottimo livello e formano complessivamente un discorso unitario. Splendida è l'iniziale "Destiny" che subito colpisce lasciando a bocca aperta, riassume tutte le caratteristiche del gruppo, trascinante e priva di emozioni. E' impossibile rimanere indifferenti anche a "Microage" che continua a crescere e implodere su se stessa continuamente, con le chitarre che sembrano salire su piramidi ritrovandosi sempre nel punto iniziale. Molto bella anche la strumentale "All the Girls Cry", un heavy-metal al rallentatore che passa smaliziatamente dalla noia alla rabbia. Ogni canzone è comunque interessante, bisognerebbe citarle tutte, e si possono trovare i semi di molta musica dei '90. In definitiva questo disco sembra un viaggio nella sofferenza, senza alcuna soluzione se non la tregua catartica dell'arte.

Dopo questo LP d'esordio i Midgets proseguono senza mosse false ma sempre, purtroppo, nell'anonimato, unendosi negli anni novanta col loro amico, il grande Mark Eitzel dei mitici American Music Club, producendo ottimi lavori come "SON'' che vale la pena di essere ascoltato.

"Sea of Unrest" rimane però forse il loro miglior lavoro ed è vivamente consigliato a tutti, specie per chi vuol capire chi ha infilato i primi mattoncini del post-hardcore e post-rock, ben prima di band come Fugazi e Jesus Lizard, e per chi vuole godere della buona musica, quella che muove qualcosa dentro, viaggiando in the sea of unrest.

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