Probabilmente per musica ormai vengono definite quelle false schifezze che circolano in giro e vendono milioni di copie a ragazzine ignoranti. Per lungo tempo ho cercato un vero gruppo che esprimesse sentimenti, poichè credo che questo sia il vero scopo della Musica, e non di estorcere denaro; vagando tra Metallica, Apocalyptica, Malmsteen, Satriani e Blind Guardian alla fine ho scoperto una band che li batte tutti.

 I Tool sono un gruppo formatosi nel 1991 a Hollywood, essi sono fondatori di un genere non definibile: tetro, melodico, potente e calmo allo stesso tempo, dalle oscure dimensioni, senza un tempo preciso, senza una struttura precisa, un incrocio di metal velato di un ineasauribile genialità che caratterizzerà la band per tutta la propria carriera (ancora in piena azione). Dopo aver pubblicato album storici come "Undertow" e "Aenima", i Tool si ripetono con un nuovo capolavoro.

Sembrava impossibile eguagliare la spiccata fantasia mostrata in "Aenima", ma nel 2001 Jones, Carey, Chancellor e Keenan pubblicano "Lateralus". La copertina è molto suggestiva e introduce un genere di musica alquanto misterioso: l'album a pagine trasparenti raffigura un uomo scarnificato , diviso in sezioni frontali (una sezione per ogni pagine del libretto), in cui ardono i chakra. Ma l'aspetto stratosferico dell'album è sicuramente la Musica, un milione di orgasmi messi su un pentagramma cancellando tutte le regole musicali, allungando o accorciando battute, passando dal piano al fortissimo senza preavviso, o da un suono pulito a un distorto mostruosamente energetico. La voce di Maynard James Keenan raggiunge la perfezione ed accompagna le melodie della chitarra di Jones, melodie che trasmettono smisurata  tristezza e risultano contemporaneamente paurosamente misteriose. E' il mistero infatti, a mio parere la chiave dell'album.

 Il tutto si apre con "The Grudge", un pezzo tetro ma allo stesso tempo una scarica di energia. Dopo un minuto di "Eon Blue Apocalypse", un miscuglio di misteriosi suoni prodotti da strani effetti creati dal grande Jones, si procede con la bellissima "The Patient", che ci immerge in quello che sarà tutto il genere dell'album con geniali riff (se così si possono chiamare) ripetuti sino alla nausea, che tuttavia non stancano mai per effetto della straordinaria voce di Maynard e di un ritmo che va contro tutte le regole della musica e crea grande disordine nel nostro orecchio, perplesso di fronte a tanta originalità. Dopo un altro misterioso minuto con "Mantra" si procede con "Schism", un vero e proprio capolavoro, con una chitarra che si trasforma quasi in un orientale strumento a corde, e un pezzo centrale di bellezza inaudita; senza indugi metto questa canzone tra le più belle che abbia mai sentito. Il resto dell'album è difficile da descrivere a parole, è raffinato e suggestivo, dalle ossessioni tribali, e i testi stessi sono di difficile interpretazione, il  linguaggio è l'apoteosi del sintetico-polisemico.

Risulta complessivamente un lavoro straordinariamente complesso e solo per questo va elogiato. E' tuttavia un privilegio di pochi (sebbene abbiano venduto molti milioni di copie) apprezzar vermente i Tool, spero che riusciate ad amarli perchè in tal caso trasmettono sensazioni pazzesche. 

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