Il quarto disco del gruppo americano, dopo un ep chiamato Opiate, Undertow e Ænima esce dopo circa 5 anni da Ænima appunto, ce n'è voluto di tempo ma è stato speso bene.
Già una volta che esci dal negozio (sì questo l'ho comprato... a certi i soldini li do volentieri) cominci ad aprire il booklet e ti accorgi che solo quello vale almeno la metà del prezzo. Entusiasmante.
Poi arrivi a casa e devi avere un po' di tempo da dedicare a questo disco. Ascoltarlo a pezzi o col random non rende l'idea, per niente.
Il disco si apre con The Grudge, pezzo lungo e dalle sonorità oscure, percussivo, che ricorda a chi l'abbia dimenticato che si possono scrivere delle gran canzoni uscendo dal 4/4. La voce è filtrata per diventare poi più naturale. A mio avviso il culmine per Maynard James Keenan (il cantante, che fa parte anche degli A Perfect Circle) che usa la voce a volte in modo dolcissimo, a volte malato, a volte cattivo, ma sempre efficacemente. Il pezzo dicevo è un continuo di cambi di dinamica e prende quasi subito. A seguire Eon Blue Apocalypse, una intro per il terzo brano: The Patient. Si apre lentamente, in modo quieto per poi esplodere in un ritornello riflessivo ma estremamente potente. Non si parla mai di "ritornello" nel senso classico del termine perchè in effetti i Tool non seguono uno schema preciso nella stesura delle canzoni.
Mantra è un'altro dei pezzi "rumoristici" del disco che porta al "singolo" dell'album che si chiama Schism, canzone davvero strana con un testo breve e ripetuto (così come il motivo principale) in cui impressiona il lavoro batteristico per concludersi con una rullata mondiale!
A seguire la coppia Parabol-Parabola, in cui una canzone è il naturale prosieguo dell'altra. La cosa incredibile è che qui spesso il tempo è pari. Di questa canzone c'è anche il video in rete che è davvero da scaricare.
Ticks & Leeches è l'ottavo pezzo, una brano nervoso, veloce, rabbioso che personalmente non ho mai amato troppo ma probabilmente perchè non l'ho ascoltato a dovere.
La nona canzone titola Lateralis ed è una delle cose più complesse che abbia mai sentito. Ha un che di tribale e tremendamente calmo, terribile. Soprattutto per un batterista che si volesse cimentare nel tirarla giù, visto che a metà ci sono dei passaggi poliritmici in cui il batterista fa un tempo charleston-cassa rullante sfasato rispetto alla chitarra e alla voce e in ogni giro sposta l'accento in un punto diverso. Mah.
Disposition è una canzone incredibilmente dolce e catartica, con una voce sussurrata e riff lenti in cui è il suono che prende. Il testo ripete ossessivamente "Watch the weather change" (guarda il tempo atmosferico che cambia). Chiude con una bacchetta che rimbalza su un timpano che viene utilizzato come attacco per il pezzo seguente: Reflection. Canzone lontana che sembra provenire da distanze enormi e da pratiche degne del culto di Chtuhlhu. A un certo punto la voce disperata di Keenan ripete in un compulsivo delirio "mi stanno chiamando...". Una delle più belle dell'album.
Triad è una cavalcata mista di distorsioni e suoni potenti che lascia poco fiato all'ascoltatore.
L'ultimo brano Faaip de Oiad è un misto di batteria rullata e conversazione inglese di un tizio che mi hanno detto essere la registrazione di un pilota durante un avvistamento. Non capisco le parole ma chi sente la voce di questa persona non può non rimanere impassibile.
In conclusione un vero e proprio concept-album relativamente più quieto dei precedenti ma angosciante,dolcissimo e terribile. Ciò che sorprende è la qualità dei suoni, anche quelli di dubbia provenienza.
Uno dei migliori dischi che abbia mai sentito da uno dei miei gruppi preferiti. Non saprei nemmeno a che genere ascriverli perchè sono talmente particolari che fanno quasi genere a sé.
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