Il tempo, scorrendo inesorabile con agrodolce malinconia, trasporta con sè tutto: ricordi fulgidi e offuscati, amori, passioni, sogni irrealizzati, esperienze sia costruttive che distruttive. Eppure poco prima di lasciare questa esistenza, il matematico Gödel affermò che l'illusione del passaggio del tempo, nasce da una confusione tra dato e realtà. Lontano da casa... distante magari proprio da un passato memorabile e indelebile che difficilmente tornerà, se non nella memoria. Forse... Così anche per l'eclettico polistrumentista Winwood e il batterista Capaldi, la lungimirante creatività dei gloriosi anni '70, ormai in apparenza quasi sbiadita dal mutare di tempi e mode, torna ad illuminarsi in brevi sprazzi nel presente disco.

Ben vent'anni sono passati dall'ultima realizzazione della formazione. Nel frattempo nella musica sono avvenuti tali e tanti cambiamenti e sconvolgimenti: impossibile analizzarli ed elencarli tutti. Con l'intento di rievocare la celebre sigla, i due musicisti rimasti, decidono di dedicare le composizioni all'amico Chris Wood prematuramente scomparso. Al primo impatto la musica non mi aveva entusiasmato ed emozionato eccessivamente. Riascoltandola però, ho dovuto ammettere di apprezzarla, soprattutto per merito di un piacevole e riuscito ritorno ad elaborati schemi compositivi riconducibili alle loro prime opere. Lunghe e articolate ballate Folk Soul e Jazz Rock, si amalgamano con il tanto amato Progressive, in ben dieci pièces musicali curate con passione e perizia tecnica. "Riding High", "Nowhere Is Their Freedom" e "This Train Won't Stop" con densi ritmi esuberanti, le malinconiche, intimiste e rilassanti "Far From Home", "Holy Ground" (Uilleann Pipes by D. Spillane) e "State Of Grace", e le elettriche "Here Come A Man" e "Mozambique". In tutti i brani, con l'esclusione dello strumentale "Mozambique", predomina la caratteristica e inconfondibile voce crepuscolare di Winwood. Pare quasi che per lui le stagioni non siano trascorse, in quanto le sue doti vocali e strumentali fuori dall'ordinario, non hanno pressochè perso smalto e incisività. A mio avviso però, in talune sezioni, le parti cantate risultano un po' troppo preponderanti e prolungate, laddóve sarebbe stato meglio lasciare maggior spazio ai solidi passaggi strumentali. Un disco occasionalmente piacevole da ascoltare, in particolare proprio mentre si sta viaggiando, soprattutto quando il traffico è poco sostenuto.

Il booklet pieghevole, è graziato dai testi dei brani e da una serie di piccole fotografie. La copertina poco ispirata, contiene un curioso simbolo circolare rosso cadmio, presente anche in alcune opere precedenti del gruppo. I ritmi frenetici della vita contemporanea, impongono uno scorrere incessante di traffico artistico e musicale. Difatti, ogni prodotto dell'intelletto umano viene trascinato, sbalzato qua e là, sommerso e fagocitato, spesso dimenticato troppo presto. Invece a volte, ci si dovrebbe soffermare per riflettere più approfonditamente su quello che ci circonda. Però nel contempo, questo flusso interminabile, permette di mantenere sempre in movimento e in attività corpo e mente, assimilando così nuove esperienze, nel tentativo di migliorare e con la speranza di raggiungere nuovi obiettivi.{ƒ}

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