2000 - Gli U2 del nuovo millennio sfornano un nuovo disco visto che il "Best of Of" già l'avevano fatto, la colonna sonora pure, ma erano tre anni che parevano a corto di idee dopo l'ultimo lavoro "Pop".

Un disco che tutto sommato tiene ancora alta la bandiera con pezzi orecchiabili. "Beautiful Day" ad esempio può girare bene e a lungo in radio ma non sarà mai destinato a restare un pezzo storico della band, anzi, tutto il contrario. "Stuck in a moment" (riarrangiamento acustico in "7") e "Walk On" sono due belle ballate spezzate da un brano che rasenta la Disco Music lasciando una brutta senzazione dopo l'ascolto che è "Elevation". La parte che soggettivamente mi ha più colpito è stata quella centrale del disco.
Bono si fa sentire finalmente in modo rilevante durante "Kite" e il ripetitivo riff di TheEdge su "In a little while" rimbomba in testa per tutta la traccia e se non ci stai attento rischi pure di ricanticchiarlo per intere giornate come un tormentone. Molto azzeccato il suono della chitarra, in certi momenti liquido e in altri grezzo e sporco.

"Wild Honey" è un bel pezzo semi-acustico dal ritmo trascinante e "Peace On Earth" pare voler chiudere il sipario nel migliore dei modi. Invece di pezzi ce ne sono ancora, e neanche un granchè se si deve dire la verità. Sembra infatti di tornare sulle orme dell'inizio cd. "When I Look At The World" poteva anche rimanere in testa a Bono per sempre e "New York" non aggiunge assolutamente nulla di nuovo.

"All That You Can't Leave Behind" è un album discreto che potrebbe decollare in alcuni pezzi ma purtroppo per gli U2 e soprattutto per i suoi fans non lo fa, un album che va veloce e scorrevole in alcuni momenti, e delude in altri, un album che dopo "Grace" si ripone tra gli altri dischi, sullo scomparto con scritto "ROBA COMMERCIALE"

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