Sono praticamente cresciuto a U2, sono stati il mio gruppo preferito e li ho sempre apprezzati in modo particolare. Soprattutto ho sempre ammirato la loro tendenza di inizio anni 90 a sperimentare un po' con suoni lontani dai loro cliché; non per niente il disco che più mi intriga (non il migliore in assoluto, attenzione, ma quello che mi ha più colpito personalmente) è 'Zooropa', che porta al parossismo la ricerca di un nuovo sound.
Detto questo, nel 2000 avevo sperato che gli U2 continuassero almeno un po' sulla stessa strada, cioè che si sforzassero di mantenere un profilo sì commerciale, ma più raffinato e non troppo sfacciato. Purtroppo 'All That You Can't Leave Behind' mi ha deluso parecchio. Pazienza. Due anni dopo un 'Best of 90\2000' si è mantenuto su livelli bassini, perché a parte alcuni efficaci nuovi arrangiamenti di pezzi forti (Numb e Gone su tutti) la scelta dei brani se è rivelata deludente. Eh va bè, pensai, son pur sempre gli U2, alla fine è solo un best of, il prossimo disco in studio sarà altra cosa..
Le voci sul nuovo album in arrivo erano consistenti. Si parlava di un "ritorno alle origini": espressione fatta che mi ha sempre un po' infastidito, perché mi da l'impressione che nasconda una netta carenza di idee. Ma, mi sono detto, gli U2 sono tutti over 40, non sono ragazzini in cerca di affermazione, e poi, con un conto in banca che è riduttivo definire stratosferico, forse è normale che gli stimoli vengano meno.. Poi ho sentito Bono medesimo parlare di un disco che richiamava le sonorità dei Led Zeppelin, e anche qualcosa del tipo "sarà il nostro Who's Next". Ok, questo mi garbava abbastanza; almeno sarà qualcosa di più succulento e di più mosso del precedente, troppo soft e mollacchioso. Ho sentito che è stato cambiato il produttore durante le registrazioni, Steve Lillywhite è tornato sostituendo Brian Eno. Non è un buon segno quando succedono queste cose, ma ero ancora fiducioso.
Il disco esce nel 2004. 4 Lunghi anni di attesa per avere fra le mani un clone (peraltro costosissimo e corredato da un dvd inutile: lo so, ho fatto la pirlata, potevo comprarmi la versione normale..) di 'All That You Can't Live Behind': il suono è identico, non cambia proprio un tubo; forse meno tastiere in sottofondo, ma non è sta gran differenza. E le idee sono paurosamente latitanti. Il singolo "Vertigo" lo conoscevo già. Apertura col botto, canzoncina mossa e spigliata, ma andiamo.. Tutto qua? Dopo tre ascolti stufa, è ammiccante, da MTV, il che è tutto dire; se poi si aggiunge che a quanto pare la davano pure in discoteca, allora vuol dire che qualcosa è andato storto. Arriva "Miracle Drug", e le cose vanno meglio: come canzone in se non è male, suggestivo inizio, pacato ed etereo, poi il ritmo sale, ed è tutto già sentito: drumming tipico, basso diligente in stile Clayton ma parecchio banale, arpeggi scontatissimi di The Edge. Si presenta meglio di Vertigo, però, con Bono in forma nei suoi classici vocalizzi.
Prima seria legnata con "Somethimes You Can't Make It On Your Own": già un titolo del genere fa pensare a qualche ballatona sdolcinata, e infatti puntualmente siamo lì. La mia impressione è che sia una pallidissima riedizione della già non eccelsa ma sicuramente migliore "Stuck In A Moment" del disco precedente, e comunque è una copia carbone degli U2 stessi; per come era stato sbandierato il cambio di stile prima dell'uscita del disco, devo dire che la delusione è stata cocente. Le emozioni ci sono, la stile, la classe U2 anche, ma sono emozioni già provate troppe volte. Siccome le disgrazie non vengono mai da sole, un rumore cupo e apocalittico segnala l'arrivo di "Love And Peace Or Else"; anche qui il titolo svela già tutto, e rende diffidenti fin dal primo ascolto. La cosa fastidiosa è che poteva essere una gran canzone, perché i ritmi violenti e un po' elettronici lasciano ben sperare, ma sono sviluppati in modo troppo approssimativo e scontato, il che lascia capire quanto gli U2 siano lontani dal loro picco. Il testo poi affossa tutto quanto.
Grazie a Dio, e con grande sorpresa, arriva una gemma di valore inestimabile. "City Of Blinding Lights" è quanto di meglio questo disco può offrire, nel senso che spicca appunto come un tesoro accecante su tutto il resto. Bellissima l'intro con chitarre e tastiere che ricamano delicatamente; la melodia è semplice, a tratti dolce e grintosa ma secondo me qui la magia c'è, il piano dona al tutto un tocco siderale ed evocativo, qualcosa che mancava da troppo tempo nei dischi U2. Bravo davvero Bono, discreto ma incisivo, contrappunti di The Edge stupendi, testo finalmente all'altezza, sezione ritmica che viaggia come una vela su mari favolosi, nella migliore tradizione della band. Devo dire che questa canzone mi piace un sacco, e la collocherei nel Pantheon dei grandi classici.
Non male "All Because Of You", che non so perché mi ricorda molto i Rolling Stones; è un pezzo scarno e secco con una buona chitarra di The Edge, ma dopo un po' di ascolti non da nulla di più di questo. Orrenda "A Man And A Woman", molto simile a "Wild Honey" sul disco del 2000, pallosa e senza sviluppi. Rock melodico con poche idee e non molto da dire anche su "Crumbles From Your Table", che non spicca per originalità. Tutto è molto curato e ben fatto, ma sa di routine. "One Step Closer" è una composizione molto rilassata e sommessa, piuttosto gradevole, che inizia sottotono con chitarre lontane e percussioni sommesse per poi dispiegarsi su di un tappeto di tastiere e arpeggi sognanti; in fondo non è male. Salottiera e un po' snob "Original Of The Species", corredata con archi in sottofondo e la solita chitarra limpida di The Edge nel ritornello. Bel brano, ma di nuovo non memorabile e abbastanza nella norma. La formula si ripete senza appello anche nel brano conclusivo "Yahweh", che riprende nell'ispirazione religiosa "Grace" del disco precedente; Bono fa il predicatore, e secondo me la cosa gli riesce piuttosto male. Musicalmente è una chiusa banale e ottusa, con appena un po' di pepe in più nel ritornello, ma, non smetterò mai di ripeterlo, sa di minestra riscaldata, di cosa già fatte e già sentite.
Ecco ciò che rimane dopo tanta attesa e tante dichiarazioni fuorvianti; fondamentalmente delusione, un po' di sconforto, nostalgia e un pizzico di irritazione. Perché di U2 si parla, di gente cioè che la musica la sa fare e che le emozioni le sa trasmettere; le (poche) idee buone nel disco rimangono, con la grande eccezione di "City Of Blinding Lights", tutte allo stato embrionale. Il disco è sicuramente ben curato, dal suono tecnicamente ineccepibile, ma non dice nulla di nuovo, e anzi per certi versi è addirittura un passo indietro: penso alla smaccata ruffianeria di "Vertigo" o alle devoluzioni di "Somethimes You Can't Make It On Your Own", che mi sa proprio di riciclo. Per non parlare di buchi neri come "Love And Peace Or Else" e "A Man And A Woman".
Personalmente sento che tutto questo è triste da ammettere, ma da grande fan degli U2 sin dagli albori devo dire che questo disco rappresenta per me una ferita ancora aperta. Non so neanche più se sperare nel loro prossimo lavoro. Mi consolo pensando che c'è almeno una canzone qui che rinnova a mio avviso gli antichi fasti, ma spero che questa perla non rimanga un caso isolato negli U2 della maturità, o peggio non rappresenti per loro un malinconico seppure folgorante Requiem.
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Altre recensioni
Di NickGhostDrake
Il nuovo lavoro degli U2, 'How To Dismantle An Atomic Bomb', è un concentrato spaventoso di retorica a buon mercato.
Bono e soci – come parolieri e come musicisti – non riescono a dirmi più nulla che non sia stato già scritto almeno 30 anni fa.
Di George gordon
La perla del disco, come mi aspettavo, è "Sometimes You Can't Make It On Your Own", dove tutto è perfetto.
Mi aspettavo qualcosina di più dopo i discorsi inghirlandati di Bono & Co. e la lunga attesa.
Di domenique
È come quel fuoriclasse che con il suo tocco di palla e i suoi passaggi fa sognare ancora ma quando si trova a dover rincorrere un passaggio smarcante sente il peso degli anni.
"Sometimes You Can’t Make It On Your Own" mostra la voce calda, struggente e passionale di Bono, toccando le corde più nascoste delle emozioni.
Di Siekku88
La prima canzone si apre con 'Vertigo', motivo molto orecchiabile e con un rock incisivo.
'Original Of The Species' è la canzone più bella del disco.
Di The Punisher
Con questo ultimo disco hanno proprio toccato il fondo.
Adesso l'hanno resa un enorme gadget promozionale che vende ideali-take-away impachettati come pop corn.