Avete presente quando da bambini andavate a fare il bagno in piscina, e alla prima immersione avevate i brividi, per poi abituarvi alla fine dopo un po' di tempo? Bene, questa è l'impressione che provai io quando ascoltai per la prima volta "Astral Weeks" di Van Morrison. Può sembrare scontato per molti definire quest'album come una vera e propria opera d'arte, ma in realtà, quando si parla di questo monumento musicale, sembra addirittura riduttivo. Si tratta di una agrodolce freccia che si conficca nei nostri deboli e sensibili cuori umani.

Ma andiamo con ordine: Van Morrison, reduce da una brevissima parentesi con i Them, assolutamente degna di nota, contemplò un'ipotesi di concludere la sua carriera da musicista. I produttori della Bang Records lo spronarono a riprendere ciò che voleva interrompere. Nacque l'esordio di Van Morrison, "Blowin' Your Mind", disco molto acerbo che non dimostrava quasi per niente le doti espressive di Van Morrison. Inutile dire che il nostro amico rimase molto deluso da ciò. Decise quindi di divenire una specie di "dolce condottiero" di un'orchestra, e, armato della sua dolce e decisa chitarra acustica, incise quello che per molti, Lester Bangs compreso, è stato considerato come il miglior album della vita...

La grandissima e inimitabile qualità di "Astral Weeks" è rappresentata dalla libertà espressiva, differentissima da quella dei Velvet Underground, che sfruttavano la loro natura provocatoria per delineare i bassifondi malfamati di New York. Van The Man era diverso, anzi, diversissimo: la sua era una musica ispirata, libera da ogni vincolo, sia testuale che "compositivo", era qualcosa di unico e allo stesso tempo accessibile, qualcosa di "umano" per certi versi, mentre per altri qualcosa di trascendentale. In Astral Weeks confluiscono perfettamente e con fluidità la soggettività del cantautorato e la spontanea improvvisazione jazz, espressa a dei livelli mostruosamente alti. Era libero, ma senza la necessità di sperimentare in modo "assiduo" e complesso come Frank Zappa o Captain Beefheart. Lui esprimeva la libertà dell'animo in tutta la sua completezza. Mai nessuno sarebbe potuto essere così spontaneo nel cantautorato "classico", probabilmente nemmeno Bob Dylan, con il quale tra l'altro condivide questa incredibile vena poetica e l'interesse per la letteratura anglosassone (nel caso di Van Morrison, trattasi di James Joyce)

Inutile dilungarci troppo, se poi questa meraviglia ci offre subito una dolcissima pietanza, "Astral Weeks", sette minuti di estasi sonora dominati da quella romanticissima chitarra di Van e dalla ben marcata presenza di un immancabile e perfetta orchestra, mentre l'irlandese dichiara la sua voglia di redenzione. Subito dopo la title-track, vi è una bastonata nei piedi, "Beside You", dai connotati più drammatici e toccanti, dove la prova vocale di Van Morrison raggiunge dei livelli di impensabile espressività. Conclusasi questa parentesi molto struggente, partono i lacrimoni...è il momento di "Sweet Thing". La prima volta che sentì quell'indimenticabile suono della chitarra acustica, scoppiai in lacrime: impensabile che un uomo potesse commuovermi in soli 30 secondi. Probabilmente il mio pezzo preferito di Van Morrison, dove l'irlandese dichiara il suo mai rinnegato amore per la vita. Dopo avermi deliziato con un brano mostruoso , Van Morrison torna velocemente alla carica, con "Cyprus Avenue", impersonificazione del desiderio infinito dell'uomo. A "calmare le acque" è senz'altro il brano più nettamente jazz del disco, ovvero "The Way Young Lovers Do", delineata dall'equilibrato jazz del sax di John Payne. Questa grandiosa canzone assume un significato ulteriore grazie al semplice fatto che la stavo ascoltando nell'esatto momento in cui Eden Hazard fece vincere lo scudetto al Leicester (GODURIA PURAAAA). "Madame George", segnata da un basso PERFETTO nel suo incidere, e da una sviolinata melanconica praticamente indimenticabile, che ben marca a fondo sulla confessione, con Van Morrison che si diverte come un bambino a creare atmosfere folk jazz uniche e a ricostruire le sonorità spensierate della sua amata Irlanda. Altro momento (l'ennesimo) da incorniciare è "Ballerina", tra l'altro brano preferito del disco per @[j&r], che intendo salutare. Brano incredibile, nel quale il vibrafono, il basso, il mandolino e il violino si fondono insieme in un unico dolcissimo insieme...Gli ultimi 3 minuti di "Slim Slow Slider" non sono altro che una formalità, dato che con questo commovente brano (l'ottavo di fila, maledizione che fenomeno!) non fa altro che chiudere il sipario dolcemente su questo immenso spettacolo di 47 minuti.

Le descrizioni dei brani saranno state probabilmente banali, ma quando si tratta di Van Morrison, diventa praticamente impossibile descrivere effettivamente un monumento del genere. E' come cercare di descrivere la sensazione dell'amore a prima vista a chi non l'ha ancora provato.

Adesso, dato che non ho più niente da fare per stasera e dato che mi annoio, torno ad immergermi e a provare quel brivido dell'immersione. Buona serata a tutti...

NON HO VOGLIA DI CORREGGERE GLI ERRORI, NON ROMPETEEEEE

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