Vangelis è il prototipo di genio musicale completo: compositore eclettico, arrangiatore, polistrumentista, produttore e autore di successo. Vangelis è fondamentalmente un burattinaio che si muove in penombra, un raffinato autore di colonne sonore e musiche di ambientazione, un musicista che presta volentieri la firma, non la faccia.

Greco per vocazione, bussa alle porte del Tempio della Musica agli inizi degli anni '70, quando insieme a due commilitoni dà vita al leggendario progetto "Aphrodite's Child", ensemble capace di forgiare un'idea assolutamente personale di rock tramite le malebolgesche partiture di "666", luciferino doppio album delizia dei collezionisti di rarità musicali. Smaltita l'esperienza nella comune afrodisiaca, Vangelis non indugia nel trovare un percorso musicale personale e distintivo: nel 1973, messi a punto un paio di lavori ancora formalmente grezzi e disomogenei, compone il suggestivo "L'Apocalypse Des Animaux", con cui dà inizio all'illuminante carriera di compositore "dietro le quinte". Nascono i primi pezzi dei "Temi" di Vangelis, i primi immancabili tasselli di un "Greatest Hits" che annovera tra le sue file molti dei brani che hanno accompagnato i più suggestivi affreschi visivi dell'ultimo trentennio. Il carillon de "La Petite Fille De La Mer" forse lo conosciamo tutti, ma pochi sanno di doverlo a questa Apocalissi e a questo magnifico autore. Così anche il malinconico jingle di una storica pubblicità italiana spunta incredibilmente sotto il nome Vangelis, l'"Inno" di quell'"Opera Sauvage" che sarebbe giunto sei anni dopo insieme ad un altro piccolo capolavoro come "China", di cui "Chung Kuo" e "The Tao Of Love" sono mirabili e delicati esempi. Sono gli anni più fervidi per il greco, gli anni in cui vengono sfornate senza tregua le leggendarie impalcature musicali di "Blade Runner" e "Chariots Of Fire": col celebre strumentale di quest'ultimo il nostro ottiene nel 1981 la meritata statuetta americana dell'Oscar. "Momenti di gloria" anche per Vangelis. Ma non indugia nel bearsi dei successi ottenuti: nel 1985, tra una partitura e l'altra di "The Mask", confeziona la piccola perla di "Antarctica" dell'omonimo film, nobilitata dal minimalistico strumentale per tastiere, archi e percussioni.

I "Themes" di Vangelis sono un'opera da vivere, da interiorizzare. Un piccolo dovuto omaggio ad un autore spesso dimenticato e celato dall'opera magniloquente di pubblicizzazione indiretta dei suoi prodotti (jingle, sigle TV, soundtracks), un eclettico e colto compositore intento a far conoscere il suo pensiero musicale attraverso il pensiero stesso, senza abuso di immagine.

"Vangelis is by nature something of a recluse: since the early 1970s he has made very few concert appearances, and he prefers to stay out of the public gaze - his music has made its lasting impact largely without the composer himself being visible. This is above all true in film music, the field in which he has been perhaps most influential" (Guy Protheroe)

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