IL RITORNO DI DEXSTER (So che non lo volevate ma purtroppo è così!)
Album: Verdena
Artista: Verdena
Anno: 1999
Prodotto da: Verdena & Giorgio Canali
Sito internet: www.verdena.com
24 Settembre 1999; esce in tutti i negozi di dischi un piccolo ma grande gioiello del rock italiano: "Verdena", disco nato dall'incontro tra Alberto, Luca e Roberta con il produttore Giorgio Canali (ex chitarrista dei CCCP e chitarrista attuale dei PGR). Tutto il resto non è noia (mi dispiace per il mitico Califfo), bensì, storia!
Il suono grunge è udibile, visibile, palpabile e scorre come sangue in tutte le vene del disco tanto da non fermarsi neanche dopo la fine del disco. I riff di chitarra distorti e i giri di basso, anch'essi distorti, si uniscono come per incanto ad una batteria ricca di potenti trame e indubbiamente isterica, come la voce di Alberto che, nei ritornelli, rasenta lo sgolamento più puro ma allo stesso tempo amabile.
I temi affrontati sono molteplici: l'amore perduto, la tristezza, la depressione e la noia che affolla (secondo il puro stile grunge) un'esistenza piatta; non manca di certo quella linea sottile che rappresenta l'ironico cinismo con cui tutto viene miscelato e confuso tra una frase leggera e una decisamente più pesante, tipo un sasso nello stomaco. A differenza di altri gruppi del settore, i Verdena, fin da questo primo album, si contraddistinguono per l'uso di strumenti elettrici come sintetizzatori. L'apertura del sipario è affidata ad "Ovunque", canzono notturna, pensierosa e paranoica al punto da far affogare l'ascoltatore in un mare di "liberatoria depressione"; la voce di Alberto è un fuoco irregolare che brucia il microfono dello studio di registrazione, la batteria diventa in un certo qual modo la vera protagonista, mentre il finale del pezzo è del tutto fuori di testa ma efficace. "Valvonauta", seconda traccia, primo singolo estratto e videoclip più trasmesso su MTV Italia nel 1999, è un vero e proprio diamante sottoforma di canzone; riff di chitarra semplici ma efficaci vengono supportati da un basso che arranca distortamente su un tappeto armonico che sa ancora di "garage", di "immacolato", di "sala prove" in qualche vecchio e polveroso scantinato: "e anche se non c'è miele, mi viene dolce" è la frase cult del brano!
"L'infinita gioia di Herny Bahus" è forse uno dei pezzi più emozionanti di "Verdena", forse un pò troppo simile a "Valvonauta" ma comunque sia molto efficace sul piano emozionale! "Vera", la bellissima ballata del disco, fa da apripista a "Dentro Sharon", la canzone simbolo dei Verdena, quella più attesa nei live, quasi come "Dentro Marilyn" a un concerto degli Afterhours, quella che se manca si sente e fa una bella differenza. Roberta non sarà di certo la più grande bassista italiana ma, soprattutto in "Dentro Sharon", dimostra di avere una bella padronanza del suo strumento, riuscendo a scavare nel profondo e a portare in superfice la magica follia delle quattro corde. Il testo è ben scritto dalla prima fino all'ultima parola ("tremi un pò e non facile, urlare nei rumori tuoi per te"); il premio nonsense 1999 va ad Alberto, quando a 2:43 la musica si ferma e una vocina stridula grida: "Ragazzi che solletico!". Malati al 100%, non so se veramente o se per protagonismo, ma comunque funziona. Tra le altre canzoni da citare non vorrei proprio dimenticare la sempre efficace "Viba", la leggera "Bambina in nero" e l'ipnotica ultima traccia, "Eyeliner".
Disco vecchio ma emozioni ancora nuove! Non c'è che dire... c'è solo d'ascoltare!
p.s. Non nascondo che vorrei il numero di telefono di Roberta!
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