Vladimir Luxuria (al secolo Vladimiro Guadagno; Foggia, 1965) è senza dubbio una delle figure più importanti espresse dal mondo omosessuale italiano nel corso degli ultimi, travagliati, decenni, al pari di un Mario Mieli, un Franco Grilli o Gianni Vattimo, e la sua ficcante autobiografia risulta una lettura di peculiare interesse per chi, scarsamente informato circa le caratteristiche dell'omosessualità e del suo impatto sociopolitico, voglia cogliere, attraverso la sua attenta disamina, gli aspetti più importanti di un mondo su cui gravano alcuni pregiudizi di fondo su cui rimeditare in chiave più ponderata.

Come noto, sull'omosessualità le posizioni della società civile sono molteplici: si passa dagli estremi di chi la ritiene una disfunzione psicofisica bisognevole di cure, a chi la considera una delle semplici variabili della sessualità umana, passando per chi la ritiene un vezzo irrilevante ed esteticamente bizzarro a chi la condanna come un vizio esecrabile (cennando alla vicenda biblica di Sodoma o all'originaria distinzione fra uomo e donna), chi ancora come frutto di una degradazione dei costumi che precorre la crisi più generale di una società in disfacimento e lontana dai valori, femminili e virili, che la dovrebbero reggere (richiamando la diffusione dell'omosessualità nelle civiltà decadute, come la Grecia antica o la Roma neroniana).

In questo florilegio di posizioni distinte ed in disaccordo, tutte parimenti meritevoli di approfondimento e critica, lo Stato italiano sembra aver assunto una posizione di corretto equilibrio: non trattare l'omosessualità come un reato o come una condotta da reprimere penalmente o con la carcerazione, come avveniva in passato ed avviene in certuni Paesi, accogliendo piuttosto gli omosessuali come comuni cittadini, senza dunque trattamenti di sfavore ma nemmeno di soverchio favore, giustificato da una malintesa equiparazione fra individui ed una concezione formalistica del concetto di eguaglianza.

Se restano dunque discusse ed aperte le tematiche attinenti alla presunta "famiglia omosessuale" e delle cosiddette "adozioni gay", troppo delicate per essere risolte in un batter di ciglia, si vieta qualsiasi illogica discriminazione basata sull'orientamento omosessuale, favorendo anzi l'inclusione di questi cittadini nel tessuto economico sociale di un Paese aperto alle diversità, come ben testimoniato - occorre farne vanto - dall'inserimento di numerosi omosessuali di ambo i sessi nelle Forze dell'Ordine e, spiccatamente, nell'Esercito, nel quale pur vi sono posizioni dissenzienti in argomento.

La biografia di Luxuria in questo senso appare emblematica dell'esperienza di una persona che accetta fin da giovane la sua omosessualità e, attraverso un percorso individuale di crescita interiore, ne sfrutta le potenzialità per ritagliarsi uno spazio importante all'interno del Paese, indicando probabilmente una via di successo, ed, al contempo, un cammino di affermazione di sé, che potrebbero essere seguiti da migliaia di giovani.

Toccanti, e profonde, sono in particolare le pagine in cui il giovane Guadagno, prima ancora di ribattezzarsi Luxuria, lascia la propria terra d'origine per raggiungere la città, dove, passando per l'esperienza della prostituzione, si afferma come uno dei principali attori del preteso "orgoglio gay", intuendo come l'omosessualità non debba essere nascosta e celata, ma riconosciuta ed esibita, divenendo essa stessa "brand" e "prodotto" apertamente spendibile in società, senza remore o timori eticizzanti.

In quest'ottica si apprezza dunque l'ideazione dei varii "Gay Pride" italiani, come pure la creazione della famosa discoteca capitolina della "Muccassassina" (purtroppo oggetto di un recente, vile, attentato incendiario), dove il mondo, omosessuale e no, della capitale poteva riunirsi per rivendicare, orgogliosamente, non tanto la propria "diversità" malamente intesa, quanto la sua "uniformità" rispetto a tutti gli altri cittadini, uniformi essendo i bisogni degli omosessuali rispetto a quelli di ogni altro essere umano.

Non meno interessanti i capitoli che Luxuria dedica alla sua definitiva affermazione popolare ed alla trasformazione del suo percorso di emancipazione, passato anche per il conseguimento di una laurea in lingue, da vicenda individuale a vicenda politica, attraverso la sua elezione alla Camera di Deputati per la Legislatura 2006-2008, sotto le insegne del Partito della Rifondazione Comunista, in passato apertamente ostile nei confronti del mondo omosessuale (si pensi all'isolamento di Pasolini - espulso dal PCI nel '49 proprio per le sue tendenze omofile - come, ancor prima, al trasferimento coatto di molti omosessuali nei Gulag staliniani).

L'elezione di Luxuria non solo ha restituito un'immagine della sinistra vicina ad ogni tipo di minoranza e discosta da ogni forma di moralismo, ma anche indicato una possibile formula d'uscita rispetto alla crisi di identità dei partiti del disciolto blocco comunista, promuovendo una figura nuova, a proprio modo autorevole e ricca d'esperienze, simbolo della scalata sociale di soggetti un tempo relegati ai margini.

Una figura che le nomenclature hanno forse sottovalutato, dandole meno rappresentanza di quanto avrebbe meritato, anche a livello governativo, e perdendo così l'occasione di promuovere a livello un politico un personaggio autenticamente "liberal", privo delle ambiguità di molti rappresentanti politici.

Uscito alcuni anni addietro, questo libro non si sofferma sulle successive vicende di Luxuria, ed, in particolare, alla partecipazione al noto reality show de "L'Isola dei Famosi", dove l'autore ha fatto conoscere al grande pubblico una carica di notevole umanità e simpatia, mescolando sapidamente femminilità e mascolinità, e superando agilmente tutti quegli steccati che, in passato, rendevano estremamente tormentoso il rapporto fra mass-media ed omosessualità (si rammentino le discriminazioni subite da artisti come Umberto Bindi, Don Lurio, Leopoldo Mastelloni, Giuni Russo, quasi costretti ad occultare la loro natura cifrandola con molteplici artifizi).

Proprio con la partecipazione all'Isola Luxuria sembra aver infatti realizzato compiutamente la sua "parabola": dalla provincia omofoba del sud Italia alla prostituzione nella Capitale, fino alla maturità come intrattenitore culturale, politico e televisivo, in perfetta consonanza con le vicende possibili in ogni vita, anche eterosessuale, a conferma del carattere assai relativo delle differenze fra differenti orientamenti.

Una lettura istruttiva, al dunque, che ci spiega, conclusivamente, come non si debba aver paura di alcuna "mucca assassina", e come l'omosessualità sia una cosa tutto sommato normale, e gli omosessuali cittadini come tutti gli altri, ai quali nessuno dovrebbe mai voltare le spalle.

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