Dev'essere stato quantomeno carino assistere ad una lezione di chitarra in quei primi anni '60 dove dalla stessa insegnante finivano ragazzi come Robert Fripp, Greg Lake e Andy Summers. Magari si sostenevano a vicenda, raccontandosi i propri problemi: sapete, cose tipo il mancino stonato che vuole suonare da destro, quello che si sente inferiore perché il barrè gli spacca le dita, quello che suona la chitarra perché magari alle ragazze piacerà di più ...

Poi le strade si dividono, ma il mondo è piccolo e gira che ti rigira ci si rincontra. Di Fripp sappiamo tutto, di Summers pre Police un po' meno, allora forse val la pena ricordare, almeno, le collaborazioni eccellenti prima di arrivare ai Police, tipo Soft Machine, Kevin Ayers, John Lord e Mike Oldfield.

A cose fatte, quando i Police sono ormai solo un tira e molla economico e un po' prima che l'epitaffio "Synchronicity" fosse pubblicato, ecco che Summers e Fripp si incontrano con un po' di idee sperimentali in cantiere.

Mettere assieme due chitarristi non è mai cosa semplice e, in effetti, viene sempre in mente quella roba dei due galli nel pollaio. Ma i due sono diversissimi, non tanto per formazione, quanto per crescita e, quand'è così, è facile che si possano trovare i giusti spazi e i giusti accordi. Tecnica e genialità ce n'è tanta, da entrambe le parti, per Fripp potremmo fare mille esempi, per Summers vengono alla mente brani come "Walking On A Moon" dove il suo intelligente e anomalo guitaring salta all'orecchio più smaliziato, ma è passato quasi inosservato ai tanti che dei Police hanno sempre preso il lato più diretto e orecchiabile.

Cosa nacque dall'incontro? Due lavori interessanti, questo è il primo e a mio parere il migliore, pur avendo apprezzato anche il successivo "Bewitched".

Il lavoro è distribuito su tredici brevi brani, dove le chitarre dei due protagonisti si rincorrono, si scontrano, si completano e si elevano in un gioco vicendevole. Non solo chitarre perché i due si alternano anche al basso Fender, alle percussioni, ai synth, creando incredibili sequenze saturate da sovraincisioni e loop, per un risultato estremamente ricco.

Come sonorità predominano i temi dei King Crimson epoca "Discipline", ma Summers sa mettere a punto parti solistiche di grande rilevanza, come il solo grezzo e blueseggiante della title track.  

Complessivamente è divertente immaginare il lavoro come un crogiuolo di esperienze scientifiche, dove la chimica, la matematica e la fisica cercano la dimostrazione della propria esistenza. Nelle forsennate elucubrazioni ritmiche frippiane c'è la prova che i conti tornano, anche se spesso c'è, da parte sua, un dare troppo per scontata la nostra comprensione. Il concetto di suonare contemporaneamente due chitarre, con tempi diversi, sapendo che ciclicamente le melodie tornano a riprendersi, è uno sfoggio tipicamente crimsoniano e, in questo, Summers non si tira indietro e offre la spalla volentieri al maestro, evidenziando una capacità ritmica esemplare. Tanto, poi, Fripp lo spazio lo lascia e non sarà l'ex Police a farsi pregare di inserirsi nel migliore dei modi. "Girl on a Swing" è esemplare di questa tecnica a rincorrersi, così, mentre Summers ruota l'arpeggio in attesa delle scorribande solistiche, Fripp riesce a piazzare la sua valanga di semiminime che vanno e vengono dal tema principale. Analogo discorso per la collerica "Stultified" dagli spazi sintetizzati, industriali, poderosamente elettrici e furiosamente complessi.

Non ci sono soluzioni di sorta: Fripp è l'Einstein della musica e ad ogni nota della sua chitarra riecheggia un voce, che sembra gridare "E=mc2".

Sioulette      
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