Soft Machine è uno storico gruppo britannico della scena di Canterbury, pionieri del progressive rock e del jazz-rock, conosciuti per le loro sperimentazioni sonore e i frequenti cambi di formazione. Fondati da Daevid Allen, Kevin Ayers, Mike Ratledge e Robert Wyatt, hanno attraversato psichedelia, avanguardia, jazz, fusion e oltre.

Soft Machine sono uno dei gruppi chiave della scena Canterbury, fondati a metà anni '60 in Inghilterra. La formazione originale includeva Daevid Allen, Kevin Ayers, Mike Ratledge e Robert Wyatt. Sono noti per aver evoluto dal rock psichedelico al jazz-rock fusion, con dischi iconici come 'Third' e 'Volume Two' e collaborazioni con personalità come Elton Dean e Karl Jenkins.

Soft Machine sono tra i nomi chiave della scena di Canterbury, pionieri nel fondere jazz, rock psichedelico, avanguardia e surrealismo. Dalla psichedelia degli esordi al jazz-rock più raffinato, ogni album è un'esplorazione sonora unica. Tra cambi di formazione illustri e colpi di genio assoluti, su DeBaser troverai recensioni appassionate, profonde, ironiche e, occasionalmente, spietate.

Per: Appassionati di progressive, cultori del jazz-rock, nostalgici degli anni '70, fan del Canterbury Sound e chiunque cerchi musica fuori dai soliti schemi.

 Nasce così “Third”, superlativo monumento della musica sperimentale e dell’arte tutta del Ventesimo secolo, cigno messaggero di un’alba improvvisa, arcobaleno che fa da cornice a un tramonto d’autunno, cometa rifulgente in cieli sconfinati.

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 Figli di un’attitudine capace di fondere mirabilmente jazz pop e avanguardia, i Soft Machine son stati, finché le diverse anime del gruppo son rimaste insieme, un favoloso e ribollente calderone di meraviglie.

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 Appendete le orecchie ai manici dei vostri ombrelli, sarete investiti da una pioggia di suoni elettrici e sconsiderati!! Queste tracce di ispirazione “dadaista” costituiscono a mio parere il momento musicale più innovativo della Soft Machine.

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 La pratica funzionò bene ed ebbe il suo apogeo con la suite “Hazard Profile” del successivo “Bundles”, grazie anche, ovviamente, all’arrivo nei ranghi del fenomenale Allan Holdsworth.

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 Ai grandi non serve la pubblicità! Non servono i soldi! Non servono le belle donne. Serve soltando scoprire il loro percorso del "chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo".

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