"Down In Albion" dei Babyshambles non è un album semplice da giudicare nè quanto meno da recensire. Correva l'anno 2005, successivo al fatidico 2004 che aveva visto l'uscita del secondo album, omonimo, e lo scioglimento della più grande band indie inglese degli ultimi 10 anni: The Libertines.

Peter Doherty, meglio conosciuto come Pete, chitarrista, cantante e leader del gruppo assieme a Carl Barât, era all'epoca, un po' per i suoi meriti artistici e per i suoi demeriti penali, un po' per il suo personaggio di rockstar/poeta maledetto e soprattutto per la sua love story con Kate Moss, uno dei personaggi più chiaccherati d'oltremanica e si stava apprestando a tornare sulle scene con la sua nuova band, che inizialmente doveva essere poco più che un progetto temporaneo "di cazzeggio": i Babyshambles appunto. Il nuovo debutto è affidato ancora una volta alla produzione dello storico ex chitarrista dei Clash Mick Jones, che già aveva prodotto i due album dei Libertines. Si tratta di una sorta di concept album con la storia della Bella e la Bestia (Pete e Kate?) come sfondo, in cui traspare il lato romantico e apollineo di Doherty, sino a quel momento ben celato dietro il personaggio della rockstar trasgressiva e decadente, che era già da poco venuto a galla col singolo "For Lovers", registrato in collaborazione con Wolfman, e che troverà la sua massima espressione nel primo e splendido album da solista del 2009 "Grace/Wastelands".

E' un lavoro pensato ma paradossalmente mal prodotto e poco curato, composto da ben 16 tracce, gran parte delle quali risalenti all'epoca Libertines e di cui erano già in circolazione le demo, con la durata complessiva di circa un'ora, in cui la miscela garage/punk-pop/rock non funziona alla perfezione e, anzi, ai primi ascolti alla lunga stanca, trovando un giusto assestamento solo dopo diverse riproduzioni. L'apertura è affidata al prolisso duetto con Kate Moss "La Belle Et La Bête", che lascia poi posto al singolo scalaclassifiche "Fuck Forever", autentico manifesto e sintesi del Doherty-pensiero. Da qui è un susseguirsi di revival garage punk con freno a mano semitirato, tra cui il buon singolo "Kilamangiro" e il coinvolgente lamento romantico di "In Love With A Feeling", sino all'inedito reggae di "Pentonville", che tanto richiama a memoria l'era "Sandinista!" dei Clash. Tornando ad un passato più recente si passa a "What Katy Did Next?", chiaro sequel di "What Katy Did?", presente nell'album omonimo dei Libertines, che apre l'ipotetico lato b del disco, in cui il sound grezzo tipicamente punk lascia spazio ad un timbro invece più tipicamente acustico. Su tutte la ballata-inno capolavoro "Albion", drammatico e toccante quadro dell'underground inglese, per altro già registrata come demo ai tempi dei Libertines, e preceduta da un folle minuto di intermezzo sonoro che fa quasi pensare ad un Lou Reed epoca "Metal Machine Music" più che al nuovo prodigio del rock britannico. Diventato molto più gradevole il disco va avanti tranquillamente con un paio di tracce sulla farsa riga di "What Katy Did Next?", sino a sfociare e concludersi con il coro di "Merry Go Round", canzone gemella della già citata e lodata "Albion".

Si tratta nel complesso di un buon disco, che però, intendiamoci, non verrà di certo ricordato per essere il nuovo "Pet Sounds", e che non è nemmeno paragonabile allo splendido "Up The Bracket", esordio dei Libertines ed autentica pietra miliare rock del nuovo millennio. Tuttavia "Down In Albion" resta ad oggi probabilmente l'album più vario della carriera, per altro sinora non poi così lunga, di Pete Doherty: lavoro che risulta ancora acerbo ma che più di ogni altro manifesta le vere intenzioni e le vere vocazioni artistiche del "poeta-rockstar maledetto". Sperando che la sua carriera possa finalmente riprendere a pieno regime anche in studio, magari con una reunion definitiva dei Libertines a ormai un anno e mezzo di distanza dalla reunion del 2010 per il festival di Reading e Leeds, non ci resta altro che rispolverare i suoi vecchi lavori, splendidi ma non ancora completamente maturi, immaginando come sarebbe potuto andare senza i guai penali di troppo, gli eccessi di droga e alcol e la triste fine della relazione con Kate Moss. Ma Doherty oggi ha ancora solo 32 anni, e praticamente ancora una vita davanti in cui poter dimostrare di essere davvero il genio che viene dipinto, soprattutto in patria, dai numerosi fan e da molti critici.

Ammesso che non l'abbia già dimostrato a sufficienza.

Carico i commenti... con calma