Un album incentrato sul niente sonoro, senza forma e pieno di droga nel modo sbagliato. Pete Doherty, arrogante e in preda a un evidentissimo delirio di onnipotenza in Gran Bretagna, ha dato vita al più disastroso disco rock della stagione musicale.

I Babyshambles sono veramente un fenomeno da studiare.
Questa band nasce dalla testolina di Pete Doherty, ovvero il bimbo tossico che secondo certa stampa nel Regno Unito sarebbe il nuovo genio assoluto della "composizione rock",
il nuovo Kurt Cobain, il nuovo Baudelaire ecc. ecc. Svaligia la casa all'amico? "Magnifico! Mettiamolo in prima pagina!" Lo faccio io e mi mettono in gabbia. Si droga come un mandrillo, non dorme per una settimana di fila, accoltella un tizio e si prostituisce? "Il Top! Venderà 100.000 copie in più! È un genio assoluto!" Lo faccio io e mi sa che crepo. Insomma, inspiegabilmente tutto ciò che Pete ha toccato negli ultimi tre anni è diventato oro luccicante. Dal buon esordio con l'omonimo debut degli ormai defunti Libertines ne è passato di tempo, eppure per Doherty le cose non sono cambiate, anzi.
Beato lui che gode di tanta attenzione!
Poveri noi che spendiamo ancora, se non soldi almeno piccole liofilizzate speranze, nelle sue intuizioni artistiche. Ma stavolta il gioco è finito: "Down In Albion" rappresenta l'apice del nulla. Un disco che nelle intenzioni di chi l'ha concepito, forse, voleva unire i percorsi sonori degli Smiths ai tanto cari Clash, senza rinunciare al sound sporco delle chitarre, che tanto aveva esposto positivamente i Libertines ai tempi di "Up The Bracket". Invece... megalomania assoluta.
La voce è sempre più sguaiata fino ad assomigliare a quella di un Damon Albarn ubriaco e c'è addirittura una canzone a metà tra il reggae e l'hip hop, rappata nel modo che ha fatto la fortuna di alcuni noti talentuosissimi giamaicani in canottiera dell'"MTV biz" quali Shawn Paul e Shaggy (che poi se ci si mette mio nonno in canotta anche solo dentro casa, mia nonna gli fa la pelle... eppure lui parla marsicano che sembra la versione vietata ai minori di Scatman John). In altre tracce dove l'ascoltatore non è costretto a sorbirsi interminabili "la la la la la laaaa" è comunque incatenato ad aspettare una trentina di secondi buoni prima che la canzone inizi davvero: però non temete amici, c'è il buon Pete che vi intrattiene allegramente fischiettando, parlando a bassa voce o addirittura provando a tirar fuori dalla chitarra scordata un buon riff. A volte Doherty si ricorda dei Pixies e allora qualcosa di buono sembra poter venire fuori da un "verse" cattivello e distorto, ma poi, inevitabilmente, l'atmosfera torna quella del pub il sabato sera in Irlanda e tutti finiscono a stonare abbracciati l'uno all'altro. Tutti amici. Tutti contenti.
La perfetta istantanea di una caduta sul pavimento bagnato.

Pete's damaged brain - ...e poi all'inizio del primo brano ci vorrebbe qualcosa di bello... ah, si... ecco! Ci appiccico per benino la parte iniziale di "The Man Who Would Be King" che nessuno se ne accorge o se dovessero accorgersene tanto diranno che è una geniale auto citazione! E poi il titolo di questa canzone deve essere "What Katy Did Next" perché viene dopo "What Katy Did": la gente penserà che sono ancora più figo... e poi io mi sono trombato veramente Kate. O stavo dormendo? Era un sogno?!? Boh... nell'indecisione mi sparo qualcos'altro in vena... -

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