Presumo che non fregherà ‘na beata mazza a niuno ma di William "Bill" McGuire Bryson quest’anno ho fatto indigestione, leggendomi almeno metà dei suoi libri, per l’esattezza 7 a partire da “America perduta. In viaggio attraverso gli USA” del ’89 a “Piccola grande isola” del 2015 e per essere più esatti tra questi due mi lessi anche “Una città o l'altra. Viaggi in Europa” del ’92, “Una passeggiata nei boschi” del ’98, “Notizie da un grande paese” del ’99, “In un paese bruciato dal sole. L'Australia” del 2000, ed “Il mondo è un teatro. La vita e l'epoca di William Shakespeare” del 2007, ecco tutto questo come considerazione per dire che tra quelli sui viaggi m’è rimasto impresso (a livello geografumoristico) il racconto delle sue avventure da scrittore in quel dell’Australia di cui mi accingo a spoilerare la mia in questa pagina, con esclusivamente ciò che ho sottolineato leggendolo nel formato kindle, scrive così dunque il ns Bryson:

1° spoiler: “Ogni istinto culturale ed esperienza precedente ti dicono che quando viaggi tanto lontano dovresti trovare, come minimo, la gente sui cammelli. Ci dovrebbero essere lettere indecifrabili sui cartelli e uomini di carnagione scura in vestaglia intenti a bere caffè da tazze grandi come ditali e sbuffare dai loro narghilè, e autobus scassati e buche nella strada e una reale possibilità di malattiain tuttu cio che tocchi…”

2° spoiler: “poi presi bloc-notes e penna e, dopo aver riflettuto un minuto, scrissi: «Canberra, posto tremendamente noioso. Birra fresca, comunque». Riflettei qualche altro istante e scrissi: «Comprare calzini». Misi giù il bloc-notes, ma non distante”

3° spoiler: riferendosi a come viene gestito il verde pubblico e le aree con e senza vegetazione nel continente australiano meglio conosciuto come Oceania scrive “Purtroppo, come spesso accade in un mondo con una visione ristretta, nessuno ha chiesto il mio parere.”

4° spoiler: leggendo un libro intitolato “The Australian Paradox” il resoconto di una permanenza, tra il ’59 ed il ’60 della giornalista Jeanne MacKenzie rileva tra le altre cose quanto segue “Il Queensland era sotosviluppato. (Lo è ancora!) Persino nei migliori ristoranti, il pollo Maryland e la bistecca alla Stroganoff erano piatti di raro esotismo, e le ostriche venivano servite con il ketchup. Per la maggior parte delle persone, la cucina straniera cominciava e finiva con gli spaghetti in scatola. Il formaggio esisteva in due varietà: «forte» e «saporito».

5° spoiler: incontrandosi a Melbourne nell’abitazione di Carmel Egan, moglie del suo collega giornalista Alan Howe conosciuto vent’anni prima nella redazione del «Times» di Londra “Ero in ritardo perché a causa di un piccolo esperimento involontario, tentavo di capire se era possibile trovare un indirizzo a Melbourne consultando una cartina di Perth, ma alla fine ci arrivai. Fu Carmel a ricevermi. «Howie è fuori» disse, facendomi entrare. «E’ fuori a correre. »

«A correre?» Risposi cercando di celare il mio stupore, ma negli anni avevo imparato come l’idea di allenare il proprio corpo per Howe si risolvesse ne bere stando in piedi.”

6° spoiler: alla reception di un albergo dopo avervi mal pernottato trovò il concierge (che non gli stava per nulla simpatico anche perché pareva non ascoltare attentamente ciò che Bryson gli diceva)…

“La mattina dietro il bancone della reception c’era uno nuovo. «Le piace stare qui , signore?» chiese senza degnarmi di un’occhiata.

«Lo trovo singolarmente esecrabile» replicai.

«Oh, eccellente» sussurrò docile, prendendo il mio documento.

«In realtà, oserei dire che l’aspetto migliore del soggiorno in questo edificio è che di riflesso tutte le successive esperienze nel settore alberghiero paiono, in confronto, ristoratrici. »

Assunse un’espressione di apprezzamento, come per dire: «Grazie dell’elogio», e mi presentò il conto per la firma. «Be’, speriamo di rivedervi.»

«Preferirei andare in un bosco a farmi operare l’intestino con un bastone.»

La sua espressione ondeggiò, poi rimase bloccato per un lungo momento. «Eccellente» disse di nuovo, ma senza mostrare troppa convinzione.”

Ehm, per farla breve queste son solo 6 note da me evidenziate mentre lo leggevo, ma posso assicurarvi che i momenti esilaranti non mancano e sono a decine, come è nel suo stile Bryson non perde occasione per farsi e farci fare qualche sghignazzata alle spalle di se stesso o di chi gli capita a tiro. (riservando però agli aborigeni riflessioni tristi e alquanto serie)

Che dire per finire se non che questo libro rimane un’ottima lettura per chi conosce poco (come me tanto per citane uno...) l’Australia ed i suoi abitanti i cui progenitori han maltrattato il popolo nativo confinandolo in dei ghetti ed in molti casi trattandoli come schiavi senza dignità alcuna fin quasi ai giorni nostri e forse ancora… e niente.

Carico i commenti... con calma