"Forse perché Monna Lisa ha le highway blues
quando la pioggia è un temporale nelle mani di Louise
e copre di rugiada la tosse dei termosifoni
E gli appartamenti di fronte
intermittenze di luci
e sospetti d'amore
Sputi di radio a transistor
le Visioni di Johanna
E febbri d'amanti
le ragazze della linea D
Fughe al sapore di mascara
nella moscacieca
degli amori bolla di sapone"
Con "Blonde on Blonde" Dylan diventa ladro di fuoco e incendia le aride praterie della poesia, finora relegata alla carta stampata e alle accademie.
Niente sarà più come prima.
Il Rimbaud degli anni '60 spezzerà definitivamente le catene del suo tempo per esplodere il big bang che ha originato la musica (leggi cultura) che oggi ascoltiamo (leggi viviamo).
Il Rimbaud beat che, subito dopo il successivo album, s'immergerà in un irrimediabile buio africano all'interno del quale cercherà di dimenticarsi e farsi dimenticare.
Poesia e solo poesia. Arte e solo arte.
Che sia quella piramidale, sotterranea, allucinata, epocale, dolente, abbacinante, straziante, insostenibile e struggente di "Vision of Johanna" o di "Sad Eyed Lady of the Lowlans" fa lo stesso.
Parole che diventano voce, pensieri, armonica, paesaggi, silenzi e retrogusti, metropoli, fumo e tastiere di Al Kooper in un suono/mondo che non avrà uguali se non, forse, nel Freak out di Zappa.
Disco imprescindibile per capire chi siamo e da dove veniamo.
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